lunedì 29 agosto 2016

Carlo III: vere celebrazioni e pretestuose polemiche fra antiche glorie e riconoscimenti dinastici desiderati

L'Infante Carlo di Borbone (1716-1788) che sarebbe divenuto Re Carlo III
Riceviamo dal nostro amico Giovanni Grimaldi un  interessante articolo originariamente postato sul sito di-roma.com (cliccando sul link potete leggere l'articolo originario) sulle manifestazioni organizzate in Spagna in occasione dell'importante ricorrenza del III centenario della nascita del Re Carlo di Borbone



il logo creato dall'Istituto per il III centenario di Carlo


Trecentesimo anniversario della nascita di Re Carlo III di Borbone restauratore del Regno di Napoli nel 1700, Re di Sicilia e Re di Spagna. Grande sorpresa per l'evento: gli organizzatori delle celebrazioni spagnole hanno invitato il duca di Castro, Carlo di Borbone, come Capo della Real Casa Borbone Due Sicilie. Forte sbalordimento in molti ambienti vista la contesa con Don Pedro di Borbone Due Sicilie Duca di Calabria riguardante la guida del Casato e dell'Ordine dinastico, il Costantiniano di San Giorgio. Al centro delle polemiche resta anche il punto oscuro sulle scelte di successione dinastica volute da "non regnante" dallo stesso Carlo.





La Spagna quest'anno celebra il trecentesimo anniversario della nascita di re Carlo III di Borbone. Gli organizzatori di queste celebrazioni hanno stilato una fitta e interessante agenda di avvenimenti, mostre e incontri. Fra le esposizioni degne di nota la stampa spagnola sta riportando in questi giorni una notizia molto particolare e davvero interessante.
Verrà esposto per la prima volta anche il manto cerimoniale di Re Carlo III, in bella vista alla mostra "Virtuti et Merito, la Real y Distinguida Orden Española de Carlos III" allestita nella Casa de la Moneda di Madrid, dal 20 settembre al 13 novembre 2016.
Assoluto colpo di scena la presenza, voluta dagli organizzatori come Capo della Real Casa Borbone Due Sicilie, di Carlo di Borbone, Duca di Castro (nella foto a destra con la consorte Camilla Crociani), quindi invitato come erede storico del Regno che appartenne a Carlo III, suo avo, dal 1734 al 1759, prima di divenire Re si Spagna.


Non sono mancate purtroppo le polemiche, visto che invece non parteciperà alle celebrazioni Don Pedro di Borbone (nella foto sotto a sinistra con la consorte, Sofia Landaluce y Melgarejo), il parente spagnolo del Duca di Castro che continua ancora oggi la lunga e tormentata disputa dinastica per contendergli le dignità e i diritti dinastici.

«In realtà esprimiamo una grande soddisfazione nel leggere come la stampa spagnola stia finalmente riconoscendo le nostre tesi e stia dando a S.A.R. il Duca di Castro il risalto e il riconoscimento che gli spettano - esordisce così Giovanni Grimaldi (nella foto a destra), l'autore del celebre studio dinastico edito da Andrea Borella sull'Annuario della Nobiltà Italiana nel 2014 -Non sembra forse a prima vista, ma si tratta di una svolta dell'opinione pubblica spagnola e soprattutto degli organizzatori delle celebrazioni».
Di quale svolta si tratta?
Giovanni Grimaldi
Grimaldi precisa: «La stampa spagnola, appoggiando ora le mie tesi, scrive che questa disputa è nata in Spagna ormai quasi settant'anni fa, quasi sicuramente per favorire il conte di Barcellona e che in realtà la linea attualmente rappresentata da Don Pedro di Borbone apparteneva alla Real Casa di Spagna, perché secondo le leggi dinastiche duosiciliane, il suo bisnonno Carlo, detto Carlo Tancredi, uscì irrevocabilmente dalla sua Real Casa, per sposare l'erede al trono spagnolo, come gli venne imposto dalla Spagna stessa. Inoltre, proprio per tale scelta, non ebbe l'assenso dinastico formale di suo padre al matrimonio e al persistere della sua discendenza nella Real Casa duosiciliana. Così come mancó per il figlio Alfonso Maria. Quando con la nuova legge del 1947 il dittatore Franco rifondò la monarchia spagnola, non rimise sul trono il legittimo erede, Carlos conte di Barcellona, ma pretese di essere lui reggente a vita e, peggio ancora, di scegliere a sua discrezione e capriccio, fra i vari Borbone, il suo successore quale nuovo re. In questo modo tenne in scacco i Borbone e scatenò la competizione fra i vari principi del Casato. Fu quindi in quegli anni che il conte di Barcellona, padre di Juan Carlos, dovette accordarsi con il cugino e cognato Alfonso Maria, figlio dell'appena defunto Carlo Tancredi, per allontanarlo dai possibili candidati di Franco per la successione al trono spagnolo e spingerlo invece a pretendere il trono delle Due Sicilie, la dignità di Capo di quella Real Casa e dei relativi magisteri. Oggi, dopo che la linea di Don Pedro è di fatto del tutto uscita dalla Real Casa spagnola, i tempi sono finalmente maturi per riconoscere ed accettare la verità».
Ma con il patto di Napoli non si erano accordati? Come mai negli ultimi mesi ai è assistito alla definitiva rottura fra Il Duca di Castro e Don Pedro, dopo che sembrava che i due rami si fossero riappacificati?
«In realtà - continua Grimaldi - l'atto di Napoli era stato un semplice "armistizio", un accordo di famiglia senza valori e fini dinastici. Ma siccome venne scritto male e in fretta, ha creato molti equivoci e presta il fianco a molte contestazioni. In seguito, dopo la morte di S.A.R. l'Infante Carlo Maria di Borbone, padre di Don Pedro, costui ha voluto riprendere la disputa proclamandosi direttamente con i titoli che per decenni erano stati contestati alla sua linea, senza confrontarsi e consultarsi con il Duca di Castro».
Solo in seguito, visto anche il disinteresse incredibile della linea cadetta della sua Real Casa, il Duca di Castro ha dovuto riflettere sui suoi successori. «Personalmente - aggiunge ancora Grimaldi - dopo anni di ricerche, studi, ritrovamenti di documenti inediti, pubblicazioni e convegni, ma soprattutto dopo attacchi personali, minacce, offese e intimidazioni di faziosi ed esaltati, non possiamo che essere felici nel constatare come la verità stia finalmente trionfando e inizi ad essere divulgata e riconosciuta anche in Spagna».

Ma la questione dinastica? L'atto di Roma di quest'anno ha sollevato molti dubbi e perplessità.
«L'atto di Roma - rimarca Giovanni Grimaldi - purtroppo è stato scritto male e firmato in fretta, ma deve essere considerato solo come una dichiarazione di intenti. Una bozza. In vista di un vero e proprio, ma soprattutto articolato, statuto di famiglia. Perché per adesso crea solo più problemi di quelli che vorrebbe risolvere. Successione primogenita assoluta? Per soli figli legittimi e naturali? Oppure anche solo naturali? E gli adottati? Sono riconosciuti i matrimoni solo cattolici? Occorre sempre assenso del Capo della Casa? Perché allo stato attuale un giorno potrebbe essere Capo della Casa un mussulmano adottato dall'ultimo Principe o Principessa Borbone? Un adulto adottato per simpatia?».
«Credo fermamente che il Duca di Castro ci aiuterà a capire chiarendo meglio e nel più preciso dettaglio quali sono le sue intenzioni - sottolinea Grimaldi - Perché infatti in questi ultimi mesi sembra che Sua Altezza voglia adattare ai tempi il diritto dinastico della Real Casa, ma non siamo ancora riusciti a capire in che modo voglia e possa farlo senza violare lo stesso diritto dinastico del quale è proprio lui, come tutti gli stiamo riconoscendo, il vero garante e il supremo custode. Perché ovviamente la successione al trono non può essere cambiata se non si regna, cosi come per cambiare le leggi di famiglia occorre il consenso di tutti i Principi e Principesse della Real Casa. Quindi il famoso atto di Roma deve essere visto e compreso con questi limiti. E pertanto si comprende come sia una sorta di "dichiarazione di intenti". Nel senso che se Sua Altezza regnasse andrebbe in vigore la successibilitá prevista dall'Atto di Roma. Fermo restando che sia io che Andrea Borella abbiamo offerto la massima disponibilità ad aiutare il Duca di Castro a sistemare la questione ancora pendente circa il diritto dinastico della Sua Real Casa fin nei minimi dettagli».
«Ma la mia speranza è che adesso - rimarca il genealogista - grazie alla verità che inizia a diffondersi ed essere riconosciuta, questa stessa invece di dividere, possa essere il motivo per riavvicinare tutti i Principi Borbone, così come possa aiutare a superare incomprensioni, liti e divisioni, come incertezza e dubbi».
Ma in tutto questo, il famoso manto che sarà visibile all'esposizione "Virtuti et Merito, la Real y Distinguida Orden Española de Carlos III"?
«Innanzitutto questo manto - replica Grimaldi - così come mi e stato riferito da testimoni oculari e parti nella vicenda, ha una lunga provenienza. Fu già esposto nel 1994 alla mostra su Francesco II e, infatti, faceva parte degli oggetti e dei cimeli pervenuti a questo grande sovrano. Negli anni venne custodito nella famosa cassa con gli arredi della cappella costantiniana, insieme ad una scatola con una ventina di onorificenze di vario genere. Questa cassa venne fatta costruire dal Conte di Caserta proprio per raccogliere i cimeli e gli arredi che gli erano pervenuti dopo la morte di Francesco II e che aveva ampliato fino ai primi del 1900. In particolare il manto era custodito in una piccola valigia di cartone, molto antica, di colore bleu sia all'esterno che all'interno. In seguito, negli anni 60, la cassa della cappella pervenne in custodia a Don Achille Di Lorenzo che conservava il manto al buio e coperto con del cellophane, per cui si è preservato dalla luce, mentre sia quello di San Martino che del Filangieri, ad esempio, si sono sbiaditi. Inoltre, rispetto a questi ultimi due, il manto in questione è più grande e più bello».
Insomma un cimelio importante e con una lunghissima ed articolata storia di tre secoli. Una conferma di come l'eredità storica e dinastica dei Borbone, così come anche i loro oggetti e cimeli, insieme ad un corposo archivio documentario, sono attualmente custoditi da Sua Altezza il Duca di Castro. Così come anche le celebrazioni in onore di Carlo III avranno modo di riconoscere e testimoniare anche in Spagna. Nella speranza che idealmente questo manto possa servire a raccogliere sotto di sé la grande famiglia dei Borbone suoi discendenti, oggi rappresentati, come sottolinea Giovanni Grimaldi, da Capi quali Re Felipe di Spagna e Carlo Duca di Castro, come da altre linee.


Di seguito i link ai post già pubblicati sull'argomento:

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