domenica 30 agosto 2015

Chiama i carabinieri per far sgomberare gli abusivi, minacce di morte a Colonnese. Leggete il racconto del gestore del bookshop della REGGIA DI CASERTA

Proponiamo un interessante articolo (che non avremmo mai voluto leggere, ahimè) proposto dal nostro Roberto Della Rocca su casertace.net.
Che possa servire perché mai più, MAI PIÙ, debbano succedere queste cose.

la Reggia di Caserta. Come molte delle cose belle di questa Terra, questo gioiello si deve ai Borbone

Il racconto dell'odissea di un imprenditore che vuole fare solo il suo lavoro in una mondo civile, quale questa provincia non è.


CASERTA - Sono parole dure quelle che usa Edgar Colonnese, il gestore del bookshop della Reggia di Caserta. Parole che spiegano perfettamente qual’è il danno che la città e i casertani ricavano dalla malagestione del complesso Borbonico. Solo un imprenditore, che rischia tutti i giorni e sulla sua pelle vive gli effetti di queste mancanze, mancanze che Casertace da mesi sta tentando di raccontare a questa città perennemente in stato comatoso.
Solo chi è libero dal parassitismo di stato si può rendere conto delle pretese assurde, del cattivo lavoro e soprattutto la trattativa, la mediazione che quotidianamente si preferisce fare, ai piani alti, con chi viola tutte le norme e le leggi.  Una mediazione perenne invece della mano pesante necessaria a raddrizzare questa città figlia di quella filosofia di vita che regna in queste lande desolate al grido di “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammece ‘o passato simm’ ‘e Napule paisà”.

il messaggio di Colonnese, pubblicato sun social network
Una filosofia di vita a cui Colonnese non si arrende, e fa bene. E allora chiede aiuto ai sorveglianti contro i venditori abusivi che vendono i loro libri alla metà del prezzo del bookstore ma non pagano tasse, dipendenti e costi fissi. I sorveglianti, quando mai, glissano e fanno spallucce: non è compito nostro. I sindacati, ovviamente, sono più che d’accordo (poi dice che non fa bene Squinzi quando parla di sindacati paradossali nel 2015), non è compito dei sorveglianti il sorvegliare. E allora colonnese ne parla ai funzionari e, scrive, pure al Ministro, probabilmente a Franceschini quando è venuto, scortato dall’allora Sindaco Del Gaudio e dall’elités del Polo Museale. “Vedremo, faremo, agiremo”. Campa cavallo.
Di fronte alle nuove libere incursione degli abusivi Colonnese non si arrende, e fa bene. Chiama direttamente i Carabinieri che cacciano i mercanti dal tempio. Obiettivo raggiunto ma quando termina l’orario di lavoro e si avvia verso casa, deve fronteggiare il fronte dei nuovi nemici che lo minacciano di morte, perchè li ha fatti sgomberare. E giustamente, di fronte ad una repubblica che per deficienze croniche e strutturali, per la democrazia che è diventata l’arma di difesa favorita dei fannulloni e dei papponi di stato, Colonnese si appella all’orgoglio del Sud. Perchè non si può più tacere su uno stato che per la sua inefficienza costringe i cittadini ad esporsi in prima linea anche contro le illegalità minime di questo martoriato territorio.
Roberto Della Rocca


il desolante spettacolo offerto da gli abusivi

IL MESSAGGIO DI EDGAR COLONNESE:
FINO IN FONDO. Gestire il bookshop della Reggia di Caserta potrebbe sembrare il mestiere più facile del mondo.
Per contratto, sei l’unico, in tutto quel sito, che possa vendere libri e gadget.
Potrebbe sembrare una cuccagna, ma non in Campania.
In Campania, intorno ai beni culturali, c’è un “sistema” parassitario e illegale.
Ne fanno parte tipografie abusive, venditori abusivi di libri, addetti alla vigilanza che non vigilano o sono “amici” dei primi, superiori gerarchici che non sorvegliano il lavoro dei secondi e in questo modo lasciano indisturbati i primi, sindacati che giustificano l’inazione dei secondi e dei primi, vigili urbani che avrebbero il compito di reprimere il commercio abusivo ma non lo reprimono.
Nella Reggia di Caserta, c’è ancora di più: caso raro perfino in Campania, questo sistema parassitario e illegale non lo trovi appena fuori il sito, lo trovi dentro.
Il venditore abusivo, la cartomante con l’uccellino, ed altre figure da oleografia (altre figure che ricoprono di merda la Campania, in realtà) stanno dentro la Reggia di Caserta.
Il venditore abusivo di libri, parte di un sistema illegale che inizia nella tipografia abusiva, io ce l’ho fuori al bookshop.
Lo sento urlare ai turisti: <<nun iate a ddu chill’, e’ prezz’ mii song’ a mità>>.
E tu, che paghi le tasse, che paghi le utenze, che hai personale e costi, chiami l’addetto alla sorveglianza.
Ma l’addetto alla sorveglianza non ritiene essere suo compito cacciare l’abusivo.
Quando sta di genio, riferisce al superiore.
Ma il superiore non ritiene suo compito cacciare l’abusivo.
E in genere, non fa nulla.
Non chiama i vigili urbani, non chiama la Polizia.
Se ti rivolgi al sindacato, il sindacato dice che i dipendenti pubblici pagati da noi hanno ragione a dire che non è compito loro.
Ma qual è, allora, il compito loro?
Lo ha detto benissimo Philippe Daverio ” ora voglio vedere un direttore da Bologna alle prese con i sindacati dei custodi alla Reggia, non sarà certo una passeggiata”.
Poi ci sono i Vigili Urbani, che hanno competenza in materia di commercio abusivo, ma a Caserta che fanno?
Boh.
Dunque, devi chiamare tu la Polizia o i Carabinieri, dai quali ti senti dire : <<ma ci sono i sorveglianti, perché non li cacciano loro?>>.
Già, e che ne so?
E allora ogni giorno, per cacciare gli abusivi dalla Reggia di Caserta, deve venire una Volante chiamata da me, se può venire, perché la Volante non dovrebbe servire a reprimere il commercio abusivo.
Ma in Campania ci sono addetti alla sorveglianza che dicono che non è compito loro, superiori gerarchici che li appoggiano, sindacati che dicono che è giusto così, vigili urbani che non si sa che cazzo facciano: tutta gente che prende uno stipendio pubblico, cioè vive con i nostri soldi.
Ho denunziato la cosa al Soprintendente, decine di volte.
Ho denunziato la cosa al Ministro, decine di volte.
Ho cominciato a chiamare io i Carabinieri, che qualche volta sono venuti, e li hanno cacciati.
Una di queste volte, l’altro ieri, gli abusivi sono stati cacciati perché io li ho fatti cacciare.
Dopo tre ore, io sono uscito per tornare a casa, e un abusivo, spalleggiato da altri tre, mi ha detto che IO me ne devo andare, che IO devo morire, e che loro si devono mettere coi chioschetti al posto mio.
Mi sono fermato e gli ho chiesto se ce l’avesse con me.
Mi ha risposto di si, e che mi deve uccidere.
Lui è nel giusto.
Perché qualche accattone di politico, qualche accattone di dipendente pubblico, qualche accattone di funzionario, lo avrà blandito, avrà trattato con lui.
Perché nel “sistema” di cui sopra dobbiamo introdurre altri attori: i politici, i funzionari, e i vertici istituzionali, che in Campania interpretano creativamente, diciamo, la distinzione tra legale e illegale, e trattano con gli abusivi, gli fanno promesse, prefigurano scenari futuri.
Ci lamentiamo della trattativa Stato-mafia?
La trattativa Stato-illegalità, da noi, avviene ogni giorno.
Sotto casa vostra, con lo spacciatore di zona.
Nella piazza davanti casa, con il parcheggiatore abusivo.
Sotto il mio negozio, con il venditore abusivo.
Questa trattativa Stato/illegalità serve a prevenire i reati di sangue?
Questa trattativa Stato/illegalità fa risparmiare lavoro alle forze dell’ordine?
Signori cari, la trattativa Stato-illegalità, se serve forse a mantenere l’ordine pubblico, ha delle vittime: l’imprenditore onesto che vuole investire, che vuole creare posti di lavoro, e viene umiliato, calpestato, “ridotto alla sussistenza, per un “accordo” illegale preso altrove da chi la legge dovrebbe farla rispettare e basta.
Ieri, ho messo penna su carta, e ho denunziato tutto questo.
Mi minacceranno ancora?
Mi aggrediranno?
Mi colpiranno nell’incolumità fisica?
Non mi fermerò.
Non posso fermarmi, e lo devo fare per il Sud.
Per tutti quegli imprenditori che vogliono aprire un cantiere e costruire, e va il parassita a chiedere la tangente, e la polizia non fa nulla, magari perché anche lì c’è stata una trattativa Stato/illegalità, sulla pelle di quell’imprenditore, sul suo sangue, sulla sua vita, sulla pelle sangue e vita dei suoi dipendenti.
Il sud deve essere percepito come un territorio dove si può investire senza dover fare i conti con le intimidazioni.
Dove la smettiamo di proteggere l’illegalità.
Dove individuiamo e puniamo tutti i dipendenti pubblici, dovunque essi si trovino, se essi non fanno il loro dovere ma “trattano”.

Io non tratto.

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