Riportiamo di seguito, l'intervento del delegato per il Basso Lazio del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Cavalier Franco Ciufo che racconta la storia del Reale Officio Topografico di Napoli. Buona lettura.
LATINA - Fra i tanti primati del Regno delle Due Sicilie uno è da ricercare in un istituto che è stato il precursore della ricerca geografica e che è il Reale Officio Topografico di Napoli, nato in modo eroico sull'influsso dell'Illuminismo settecentesco, sfidando lo scetticismo conservatore che regnava, le gelosie e le invidie di coloro che erano portatori di altre verità che le nuove conoscenze stavano debellando.
Ferdinando Galiani
L'abate Ferdinando Galiani[1], consigliere di Ferdinando IV, aveva intuito quale valore importante avesse la conoscenza cartografica dello Stato ai fini della difesa, della sicurezza interna e di un eventuale conflitto con altri Paesi che ambivano alla conquista del Regno napoletano.
In questa prospettiva, il Galiani, che era a Parigi poco dopo la metà del Settecento come segretario dell' ambasciata del Regno di Napoli, concorse nell'idea della realizzazione di una carta del suo Regno attraverso l'opera del cartografo padovano Giovanni Antonio Rizzi Zannoni[2] che per vicende varie era stato costretto a vivere in quella città. Parigi, allora, occupava un ruolo eminente nel contesto della cultura europea e viveva un momento particolare anche nel campo cartografico per la presenza di illustri cartografi tra cui J.B. Bourgnigond'Anville (1697-1782). La carta geografica pubblicata in quattro fogli fu un contributo valido per la rappresentazione dell'Italia meridionale e rimase insostituibile per diversi decenni. Da questi contatti tra il Galiani e il Rizzi Zannoni scaturì l'invito rivolto al cartografo perché si trasferisse a vivere a Napoli, ponendo il suo impegno al servizio di Ferdinando IV e iniziasse la preparazione di una moderna carta del Regno di Napoli su basi geodetiche, attraverso il rilevamento diretto del territorio da rappresentare.
Ritratto di Giovanni Antonio Rizzi Zannoni
Giovanni Antonio Rizzi Zannoni arriva a Napoli nel 1781 con il compito di fondare e dirigere il primo Reale Officio Topografico di Napoli, destinato a divenire una delle prime istituzioni cartografiche di Stato in Europa, portando con sé tutti i suoi strumenti e tutto il suo archivio geografico.
Favorito dalla benevolenza di Ferdinando IV, sempre molto attento al progresso scientifico, e vincendo le opposizioni dei contemporanei l'abate Galiani, superate varie e complesse opposizioni nella corte reale, promosse l'acquisto di strumenti moderni, suggeriti da Rizzi Zannoni, e ottenne locali molto ampi (nella zona del Rosario di Palazzo) dove furono impiantati i laboratori cartografici e lui stesso fu nominato Commissario dell'impresa.
Con l'istituzione dell'Officina Topografica giunsero a Napoli importanti disegnatori, cartografi e matematici che entrarono a far parte del laboratorio il quale divenne una scuola di alto livello nella preparazione di carte geografiche, contribuendo a farne conoscere i suoi documenti fino alla caduta della dinastia borbonica.
I tecnici del Reale Officio Topografico, e lo stesso Galiani finché visse, percorsero e rilevarono il territorio del Regno di Napoli, suscita anche pericolose curiosità nelle popolazioni poco abituate a tali presenze. Il comportamento a vette ostile delle popolazioni nei confronti dei tecnici dell'Officio Topografico cominciarono a creare preoccupazioni tanto che non mancarono aggressioni a questi rilevatori del territorio e si rese, pertanto, necessario organizzare drappelli di soldati per la loro protezione[3].
Ritratto di Ferdinando IV di Borbone
Cominciarono ad essere prodotti i primi lavori del laboratorio tra cui una Pianta della Città di Napoli[4], una Topografia dell'Agro Napoletano con le sue adiacenze ( 1793), l'Atlante Geografico del Regno di Napoli[5], la Carta della Sicilia[6], l'Atlante Marittimo del Regno di Napoli1, la Carta di Cabotaggio della costa del Regno delle Due Sicilie bagnata dall'Adriatico, dal fiume Tronto al Capo di S.ta Maria di Leuca[7]. Nel 1845 fu disposta la realizzazione di una carta generale del Regno in quattro fogli che fu pubblicata dopo l'unità d'Italia (1861) con il titolo Carta delle province meridionali d'Italia indicante le tappe militari ed i rilievi postali costruita nel Regio Officio Topografico di Napoli sui migliori elementi geodetici e topografici. Tante furono le opere che videro la luce nel Regio Officio Topografico che suscitarono subito l'ammirazione di tutte le corti europee per la loro peculiarità e il loro pregio artistico e che ancora oggi dimostrano il ruolo fondamentale della cartografia borbonica nel contesto degli europei del tempo[8]. L' attività del Reale Officio Topografico portò nuova linfa vitale anche nell'economia del Regno; infatti, furono commissionate grandi lastre in rame per le incisioni, strumentazioni di nuova concezione e carte speciali per la stampa delle opere geografiche di grandi dimensioni, cosa non solita per quei tempi, prodotti questi che venivano realizzati molto dagli opifici nazionali che raggiunsero alta specializzazione. Tra questi ricordiamo la Cartiera di Scauri in Terra di Lavoro[9]. Il Reale Officio Topografico, per la sua peculiare e specialistica attività, continuò la sua attività anche durante il decennio francese che la rese ufficiale con legge del 1814 del Re Gioacchino Murat". Questa istituzione continuò ad operare fino al 1860 attraverso la pubblicazione di carte del territorio e di piante di centri abitati. Con l'Italia unita l'Officio fu di fatto soppresso anche se ufficialmente rimase attivo fino al 1879 anno in cui fu definitivamente trasferito presso l'attuale Istituto Geografico Militare di Firenze, dove ancora sono depositate molte delle opere prodotte e le apparecchiature scientifiche. Ancora una volta un'istituzione scientifica del Regno delle Due Sicilie veniva arbitrariamente inglobata, con tutte le ricchezze rappresentate dalla tradizione, dagli impianti e dalla scienza profusa da tanti scienziati in un'altra istituzione costituita dopo l'unità d'Italia.
Franco Ciufo
[1] L'abate Ferdinando Galiani nacque a Chieti nel 1728, da una famiglia originaria di Lucerà: la sua formazione avvenne a Napoli, dove ebbe modo di conoscere l'opera di Giovambattista Vico e fu allievo di .Antonio Genovesi. Nel 1751 pubblicò il trattato "Della Moneta", un'opera in cui. anticipando alcune tesi dell'utilitarismo, enunciò una teoria sul valore economico dei beni, individuando una stretta relazione tra quantità e qualità del lavoro, tempi di produzione, utilità e rarità del prodotto. Tra il 1759 e il 1769 soggiornò a Parigi, dove era stato imiato come segretario d'ambasciata dal Re Ferdinando IV. In Francia iniziò a frequentare i salotti letterari illuministici, stringendo rapporti con madame d'Epinay e Denis Diderot e si awicinò alle teorie fisiocratiche. Di ritorno a Napoli si dedicò agli studi di linguistica e soprattutto si dedicò alla fondazione del Regio Officio Topograiico del Regno delle Due Sicilie alla cui direzione fece chiamare il più illustre dei geografi: Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, che aveva conosciuto durante il periodo parigino. Morì a Napoli nel 1787.
[2] Nato a Padova il 2 settembre 1736 da Girolamo ed Elena Marchiori. Personaggio complesso ed egocentrico guardava tutti gli avvenimenti solo dal proprio punto di vista. Tale suo atteggiamnento lo rese inviso a tutti i personaggi del tempo e i suoi
33 anni passati a Napoli li visse nel più completo isolamento. Fu probabilmente un autodidatta, in quanto non si hanno notizie certe sui suoi studi regolari, anche se primeggiò in modo inconfutabile nella sua scienza, ottenendo il plauso generale. Attraversò tutta l'Europa per studiare i territori e rilevarli. Lavorò negli stabilimenti cartografici Setter e Homan in Germania, dove perfezionò la tecnica. Fu a Parigi dal760all776 dove conobbe l'abate Ferdinando Galiani che successivamente favorì la sua venuta nel Regno delle Due Sicilie, dove raggiunge la sua fama internazionale di geografo ed astronomo. Nel 1765 divenne corrispondente dell'Accademia delle Scienze di Gottingen. Durante il periodo borbonico potè fregiarsi del titolo di Geografo del Re. Durante il decennio francese riuscì a stampare l'ultima delle 31 tavole dell'Atlante geografico la cui pubblicazione era iniziata nel 1788. Morì a Napoli nella fama massima di Massimo Cartografo Italiano ed Europeo dell'età moderna.
[3] II ministro Acton nel maggio 1783 inoltrò un ordine al Capitano Generale che siano dati due soldati svizzeri-, o di altro reggimento, che siano sperimentati ed onorati, per scortare il sig. Rizzi Zannoni e 7 suo aiutante nel loro viaggio verso S. Lorenzo di Padula affine di proseguire le operazioni geografiche - (V.Valerio -Firenze I.G.M.).
[4] Realizzata nel R.O.T. nel 1790. Nel frontespizio dell' opera viene rappresentato lo strumento che il Rizzi Zannoni utilizzava per i rilevamenti che era il "quadrante di Jesse Ramsden, il più celebrato costruttore britannico, da lui acquistato durante la sua permanenza a Parigi.
[5] L' Atlante realizzato da Giovanni Antonio Rizzi Zannoni, direttore del Gabinetto topografico, in scala 1:114.000, composto di 32 fogli da cm. 50x75, fu pubblicato dal Regio Officio Topografico di Napoli nel periodo 1788 - 1812.
[6] Carta della Sicilia con l'antica e la moderna suddivisione in Valli rettificata, realizzata in scala 1:380.000 realizzata ammodernando la Carta d'Italia del Rizzi Zannoni stampata nel 1803, (V.Valerio - "Universo", 1/1983). Opera realizzata durante la permanenza di Ferdinando IV in Sicilia a seguito dell'occupazione Francese di Napoli.
[9]Stato della Chiesa a confine, fino a tutta la Puglia.
1 Opera in 13 tavole in scala 1:100.000, con foglio di unione da 1:1400.000, con indicati gli scandagli, pubblicata nel 1834.
5 Per il R.O.T. lavorarono artisti, matematici e geografi di chiara fama che firmarono delle vere opere d'arte quali Giuseppe Guerra, incisore insigne che fu nominato maestro della scuola di incisione dei caratteri, Filippo Hackert, Cristoph Heinrich Kniep, Alessandro Danna (utilizzatore della tempera per il colore dei paesaggi), Luigi Marchese (ideatore della tecnica di disegnare, immaginandoselo, il paesaggio dall'alto come se osservato da una mongolfiera), Antonio Moretti (triangolatore e disegnatore del territorio della Calabria dopo il terremoto del 1783).
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