sabato 4 giugno 2011

Museo della moneta, le ricchezze del Sud dai tarì arabi alle lire italiane

Affrontiamo un tema nuovo, quello della numismatica, su segnalazione dell'amico Andrea Casiere che ci ha inviato le coordinate on line dove recuperare l'immagine dell'Augustale d'oro di Federico II, lo Stupor Mundi, che svolse un ruolo primario nell'organizzazione dello stato meridionale. L'augustale è conservato dalla Banca d'Italia ma è stato messo in esposizione alla Società Napoletana di Storia Patria una settimana fa. Per chi si fosse perso quell'evento proponiamo la foto della moneta e la sua storia. Di seguito altri esempi di numismatica di varie epoche e il link della Banca d'Italia dove trovare altre informazioni.

L'augustale d'oro di Federico II

La moneta, emessa dalle zecche di Brindisi e Messina, è di grande prestigio, anche per il suo elevato contenuto di metallo prezioso. Sul dritto della moneta è raffigurato il busto di Federico II e sul verso l’aquila imperiale ad ali spiegate, simbolo della dinastia sveva. Le tecniche figurativa e di lavorazione rievocano la tradizione monetale dell’età imperiale romana. Gli augustali ebbero ampia diffusione in Europa diventando il principale mezzo di regolamento delle transazioni internazionali.
Federico II, incoronato imperatore nel 1220, si dedicò alla organizzazione del suo prediletto regno di Sicilia, stabilì un’amministrazione accentrata ed efficiente e favorì gli studi e la cultura. Per porre fine al disordine in campo monetario, determinato dalla contemporanea circolazione nel Regno meridionale di varie tipologie di monete introdotte dalle diverse dominazioni che si sono susseguite, Federico II creò un sistema di monete in oro e argento tra loro complementari. 

Il tarì arabo emesso in Sicilia

Emessa dalla zecca di Palermo dopo la conquista islamica dell’isola (827 d.C), questa moneta corrisponde a un quarto di “dinar” di peso molto simile al vecchio solido romano. Sul “tarì” e sul “dinar”si incentrava il sistema aureo degli Arabi; la monetazione in argento faceva riferimento al “dirhem”. 
I “tarì”, caratterizzati da piccole dimensioni, ebbero notevole diffusione nel corso del tempo tanto che imitazioni dei tarì arabi furono coniate anche in argento fino al periodo borbonico. Il sistema monetario arabo venne improntato su quello coevo bizantino, ma a differenza di quest’ultimo non presentava l’effige del sovrano essendo contrassegnato soltanto dai versetti e dalle citazioni del Corano. Sui tarì normanni sono raffigurati sia i simboli islamici sia quelli cristiani, come la croce.

La "decupla" di Ferdinando IV di Borbone

Questa moneta, emessa dalla zecca di Napoli, riporta il profilo del sovrano. Essa è denominata “decupla” in quanto corrisponde a 30 ducati d’argento. Ferdinando di Borbone, reintegrato a seguito del Congresso di Vienna nei propri possedimenti, riunì nel 1816 i regni di Napoli e di Sicilia assumendo il titolo di Ferdinando I. Egli ripristinò il vecchio sistema in uso nel Regno prima dell’arrivo dei francesi, basato sul monometallismo argenteo, abolendo la riforma Murat. Unità di base del nuovo sistema fu il “ducato” d’argento, corrispondente a 100 centesimi, detto “grana” nel continente e “baiocco” in Sicilia. In oro furono coniati, oltre alla “decupla”, anche altre monete tra cui la “quintupla”, da 15 ducati, e la “doppia”, da 6.



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