domenica 29 maggio 2011

Giuseppe Polsinelli e l'industria laniera di Arpino di Ferdinando Corradini



Continuiamo a pubblicare, come abbiamo cominciato a fare nei mesi scorsi, le pagine del calendario del 2011 che il mensile di cultura, arte e attualità della Ciociaria e dell'Alta Terra di Lavoro "Vita Ciociara", ha messo in vendita in allegato. Un calendario per i 150 anni dell'unità d'Italia veramente speciale, nel quale si affrontano tutti i temi più controversi. Per il mese di maggio è l'avvocato Corradini che presenta un articolo sulla realtà industriale della lana in Terra di Lavoro.

L'industriale Giuseppe Polsinelli

Una volta raggiunte le più alte cariche della Repubblica romana, Marco Tullio Cicerone era solito menar vanto di discendere da un antico re Volsco. Finchè un giorno, in pieno Foro, un suo avversario gli spiattellò in faccia una sorta di dossier: “Ma quale Re Volsco, se tuo padre faceva il fullone?”. Con quest’ultimo termine si indicavano i produttori di panni di lana. Questo fatto, apparentemente così banale, ci fa sapere quanto antica fosse la produzione dei panni di lana in Arpino. La stessa conobbe un’accelerazione a partire dagli inizi del Settecento, allorchè il Duca Boncompagni, per incentivare tale industria, concesse dei prestiti a basso tasso di interesse agli operatori del settore. Tale industria godè di notevoli protezioni anche da parte della dinastia borbonica, i cui sovrani risedettero sovente in Arpino, ospiti di industriali lanieri. Fu così che, alla metà dell’Ottocento, come ha evidenziato Aldo di Blasio, nella sola Arpino, la produzione di panni di lana dava lavoro a settemila operai. Uno dei principali produttori era Giuseppe Polsinelli, il quale trasferì un suo opificio a Isola del Liri, in prossimità del fiume, per poter sfruttare l’energia idraulica per azionare le macchine. Fu in quest’opificio che il 28 maggio 1852, come ci ricorda Silvio De Maio, si ebbe un episodio clamoroso: alcune operaie, che temevano di perdere il posto di lavoro, spalleggiate da colleghi di sesso maschile, gettarono nel fiume una macchina da poco arrivata dalla Francia. E’ questo il primo episodio di luddismo documentato in Italia. Con il termine “luddismo” si indica quel tipo di lotta operaia consistente nella distruzione delle macchine. Pochi giorni dopo del fatidico incontro di Teano, avvenuto il 26 ottobre 1860, le autorità sardo – piemontesi attenuarono di molto i dazi doganali che i Borbone avevano istituito per proteggere l’industria laniera di Arpino, dove si producevano i due terzi dei panni di lana che si utilizzavano nel Regno delle Due Sicilie. Nel gennaio 1861, poi, si tennero le elezioni per il primo Parlamento che, nel marzo 1861, a Torino, proclamò il Regno d’Italia. Il collegio di Sora inviò a tale Parlamento l’industriale laniero arpinate Giuseppe Polsinelli, il quale, il 25 maggio 1861, allorché l’assemblea affrontò la discussione sulle tariffe doganali, lamentò come l’improvviso abbassamento delle stesse avesse provocato non pochi danni all’industria laniera arpinate: “Sa il signor Presidente del Consiglio – urlò in faccia a Cavour i dolori e le perdite che hanno subite gli industriali delle provincie meridionali? Sa il signor Presidente del Consiglio quante centinaia di migliaia di persone sono a languire la fame per quelle modificazioni?”. Il Cavour, senza scomporsi, gli rispose che, a quel che a lui risultava, da quando era stata introdotta la nuova tariffa doganale i traffici al porto di Genova erano aumentati. La stessa cosa, però, aggiungiamo noi, non era accaduta nei porti dell’Italia meridionale. Una dopo l’altra chiusero tutte le fabbriche che producevano panni di lana nella valle del Liri; l’ultima, che dava lavoro a 190 operai, chiuse nel 1882.

Ferdinando Corradini

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