giovedì 17 marzo 2016

17 MARZO NAPULITANO


Sia giorno della riscossa del Sud che si ribella e rialza la testa!!!!






S. Patrizio, Patrono d'Irlanda





Ogni anno arriva questa data del 17 marzo ed io sono sempre preso da sentimenti contrastanti.





Quest'oggi, ancora, direte voi, riporto un bell'articolo di Drusiana Vetrano per Identità Insorgenti.


Non ne faccio mistero. Mi piace Identità Insorgenti e mi piace Lucilla Parlato. È una gran donna e, cosa strana, (per le donne direte voi già accusandomi dei più nefandi pregiudizi; no, la cosa è strana per questo nostro ambiente dove tanti sono i meridionalisti improvvisati, storici e patrioti della domenica), Lucilla ed anche le sue collaboratrici/ori, Drusiana in testa, sono persone intelligenti: sono dotate di cervello e lo fanno funzionare.

Non significa che condivida sempre al 10000% tutto quello che dicono o fanno ma in buona sostanza è così.

Una delle cose, ad esempio, che non condivido, è il termine "rivoluzione meridionale". Conosco Drusiana, so cosa intendeva e, nella sostanza, condivido.

Ma di rivoluzioni così come di liberazioni, una più disgraziata dell'altra ne abbiamo già avute.

Qello di cui abbiamo bisogna è una "CONTRORIVOLUZONE MERDIONALE"!!!!



Ecco quindi l'articolo il cui originale troverete qui






Ogni anno, in questo preciso giorno, “meridionali” e meridionalisti consumano fiumi di parole per ricordare il funesto 17 marzo 1861, giorno in cui fu messa una pietra tombale su una Nazione indipendente per farne una colonia.


Quest’anno, però, invece di parlare di storia, di primati e sopraffazioni, vogliamo raccontarvi come sta cambiando il Sud.


Il nostro è un giornale militante e fortemente meridionalista. Un punto di vista, dunque, che ci ha permesso di vedere da vicino e vivere di persona il famoso “risveglio identitario” di cui tanto sentiamo parlare.


Accade sempre più spesso, in questo Sud, che si scenda per strada a difendere ciò che è nostro, come è successo per il tesoro di San Gennaro, ma anche che ci si ribelli con decisione alle feroci campagne di sputtanapoli, particolarmente aggressive in campagna elettorale, nei confronti di una città che ha mandato a casa la vecchia politica colonialista e filopadana, creando un modello politico del tutto nuovo in Italia, un “modello napoletano”. “Napoli come Barcellona”, si diceva qualche tempo fa. Noi invece diciamo “Napoli come Napoli”, una città che si sta riprendendo a forza il suo ruolo storico di Capitale, che sgomita ogni giorno contro chi non ci sta ad aver perso le mani sulla città.


Tutto ciò è frutto di un cambiamento profondo, che abbiamo testimoniato da queste pagine, nel quotidiano, ma che è difficile raccontare se non si vive in prima persona il cambiamento di cui si è artefici.


Da queste pagine, ogni giorno vi raccontiamo il 17 marzo, attraverso le storie dei lavoratori che perdono il posto di lavoro e manifestano per i loro diritti, le mamme della terra dei fuochi che combattono per la salute dei loro ed i nostri figli, la popolazione tarantina che lotta contro l’ILVA, simbolo del capitalismo padano. O, ancora, gli studenti che manifestano contro una scuola sempre più sciagurata, i presidi e le lotte per i beni culturali, le manifestazioni anticamorra, le attività sociali ed economiche sui beni confiscati alle mafie e molto altro ancora.


Questo è il nostro 17 marzo, quello che ci riempie il cuore di speranza, che ci fa resistere, convinti che le cose cambieranno. Che stanno già cambiando.


La storia è importante, nessuno lo nega, ma non basta per difendersi da un colonialismo interno che si fa sempre più aggressivo e spietato, e che ha ridotto il Sud ad avere il PIL inferiore a quello della Grecia.


Il tempo dei venditori di libri, e soprattutto dei mercanti del tempio, è finito. Questo è il tempo dell’azione.


Il 17 marzo vogliamo celebrarlo come giorno del riscatto identitario, della rivoluzione meridionale. Una rivoluzione silenziosa e pacifica ma nel contempo dirompente, inarrestabile. Il Sud alza la testa, finalmente.


E ora, provate a fermarci.


Drusiana Vetrano

(*) il grassetto non è presente nell'articolo originale così come le immagini di San Patrizio e dei Briganti.





Parlavo dei miei sentimenti contrastanti poiché, nonostante le belle parole di Drusiana, quando penso a questa data "me vene 'a freve".

E' una data macchiata di sangue, impregnata di tradimenti, doppiogiochismo, intrisa di turpitudini oltre l'immaginabile.

E' una data che mi ricorda il boia Cialdini che continua a bombardare una piazza, quella di Gaeta, stremata da tanti mesi di assedio, provocando la INUTILE morte di tante altre persone.




una stampa di un personaggio che definire carnefice e macellaio sarebbe fare un torto alle categorie summenzionate


E' una data che mi ricorda la lunga durissima guerriglia che la popolazione delle Due Sicilie ha condotto per oltre un decennio, con grande disparità di mezzi, per dire NO allo straniero invasore.

E' una data che mi ricorda, anche se in realtà sono episodi accaduti dopo il 17 marzo, quanto sia strano l'udito del "galantuomo" VEII.


fucilazione di Petruzziello a Montefalcione


Funzionava benissimo nel 1859 tanto è vero che che il giorno 10 gennai, il "galantuomo", poteva udire suoni inesistenti e dire: "non siamo insensibili al grido di dolore che da tante parti d'italia si leva verso di noi" mentre solo poco più tardi aveva subito un tale deficit acustico tale da impedirgli di sentire le grida (vere) degli eccidi di Montefiascone (luglio 1861) e Casalduni e Pontelandolfo (agosto 1861).

il "galantuomo"
E non sentire neanche la interrogazione di Francesco Proto, duca di Maddaloni, deputato di Casoria alla Camera (degli Orrori?)



frontespizio del "diario" del bersagliere Margolfo Carlo



E' una data che mi ricorda la testimonianza del bersagliere Carlo Margolfo uno dei militari che parteciparono alla spedizione punitiva, la cui vista ed udito funzionavano benissimo che, a proposito di Pontelandolfo e Casalduni, scrisse nelle sue memorie:

« Al mattino del giorno 14 (agosto) riceviamo l'ordine superiore di entrare a Pontelandolfo, fucilare gli abitanti, meno le donne e gli infermi (ma molte donne perirono) ed incendiarlo. Entrammo nel paese, subito abbiamo incominciato a fucilare i preti e gli uomini, quanti capitava; indi il soldato saccheggiava, ed infine ne abbiamo dato l'incendio al paese. Non si poteva stare d'intorno per il gran calore, e quale rumore facevano quei poveri diavoli cui la sorte era di morire abbrustoliti o sotto le rovine delle case. Noi invece durante l’incendio avevamo di tutto: pollastri, pane, vino e capponi, niente mancava…Casalduni fu l'obiettivo del maggiore Melegari. I pochi che erano rimasti si chiusero in casa, ed i bersaglieri corsero per vie e vicoli, sfondarono le porte. Chi usciva di casa veniva colpito con le baionette, chi scappava veniva preso a fucilate. Furono tre ore di fuoco, dalle case venivano portate fuori le cose migliori, i bersaglieri ne riempivano gli zaini, il fuoco crepitava. »
(Carlo Margolfo)




E' una data che, sentendo con sempre maggiore enfasi la retorica risorgimentalista e patriottarda infarcita di castronerie non belle e non buone, mi fa venire in mente Massimo D'Azeglio (quello dell'abbiamo fatto l'italia, ora facciamo gli italiani) che, dotato di una onestà intellettuale ben superiore a molti contemporanei si chiedeva:

"A Napoli noi abbiamo altresì cacciato il sovrano per istabilire un Governo fondato sul consenso universale. Ma ci vogliono, e sembra che ciò non basti, per contenere il regno, sessanta battaglioni; ed è notorio che, briganti e non briganti, niuno vuole saperne.

Ma si dirà: e il suffragio universale? Io non so nulla di suffragio; ma so che al di qua dei Tronto non sono necessari battaglioni, e che al di là sono necessari. Dunque vi fu qualche errore; e bisogna cangiare atti o principii. Bisogna sapere dai Napoletani, un’altra volta per tutte, se ci vogliono si o no. Capisco che gl’Italiani hanno il diritto di far la guerra a coloro che volessero mantenere i tedeschi in Italia; ma agli Italiani, che restando Italiani non volessero unirsi a noi, credo che noi non abbiamo il diritto di dare delle archibugiate;"

"CREDO CHE NOI NON ABBIAMO DIRITTO DI DARE ARCHIBUGIATE!!!!"

Questa è la "liberazione" avvenuta nel '60!! "Meditate, gente, meditate" diceva in una pubblicità un marchese foggiano con velleità canore e artistiche.



Orbene direte voi: "e questo contrasto dove diavolo è?"


È presto detto!!!


Oggi si festeggia San Patrizio, Patrono di Irlanda, ed è una festa gioiosa, come dovrebbe essere il 2 aprile per noi, festa di San Francesco di Paola, o la festa dell'Assunta o ancora dell'Immacolata, co-patroni della nostra, consentitemelo, Sacra Patria: le Due Sicilie.


La verde Irlanda: una Terra che ha subito una colonizzazione dal sec. XVI fino al XX (e nell'Ulster perdura tuttora) ma che durante tutto questo tempo non ha smarrito il senso della propria identità.

Sia San Patrizio, sia l'esempio degli invitti Irlandesi insieme con le belle parole piene di speranza di Drusiana, fanno si che non mi abbandoni al pessimismo, anzi….



Questo è il nostro 17 marzo, quello che ci riempie il cuore di speranza, che ci fa resistere, convinti che le cose cambieranno. Che stanno già cambiando.


Che il 17 marzo sia giorno della riscossa delle Due Sicilie che si ribellano e rialzano la testa!!!!

Dio Benedica l'Irlanda, Dio Benedica le Due Sicilie!!!







questo secondo brano dovrebbe essere noto ai più, si spera almeno. È l'Inno Nazionale del Regno delle Due Sicilie, il "nostro" Inno



gr



















1 commento:

  1. ho letto, molto interessante; e, anche se non sono meridionale, sono daccordissimo! sono sempre stato un monarchico non savoiardo, favorevole al ritorno degli stati pre-unitari, con il mio granducato di Toscana...: se è stato una farsae un imbroglio il referendum del 2 giugno, figuriamoci cosa possono essere stati i c.d. "plebisciti" del 1860.

    Michele Fanciulli

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