lunedì 12 ottobre 2015

CHIARIMENTI SULL'ACCORDO PRIVATO TRA I BORBONE DEL 24/01/2014

"Per liquidare i popoli" diceva Milan Hübl "si comincia col privarli della memoria. Si distruggono i loro libri, la loro cultura, la loro storia. E qualcun altro scrive loro altri libri, li fornisce di un'altra cultura, inventa per loro un'altra storia. Dopo di che il popolo comincia lentamente a dimenticare quello che è e quello che è stato. E, intorno, il mondo lo dimentica ancora più in fretta."
Milan Kundera: "Il libro del riso e dell'oblio"



Conosciamo da tempo alcuni personaggi "provocatori"  che imperversano su i social networks.
Qualsiasi cosa , qualsiasi argomento portato a confutazione delle loro teorie, a queste persone non importava e non importa. Si sono costruiti una loro realtà virtuale ed è solo quella che conta, peggio dei personaggi che popolano l'universo di "Second life".
Ultimamente (Boldrini et altri docent) questi personaggi si erano ammantati di un buonismo che potremmo definire "boldrinico" e postavano a destra e a manca foto in cui erano ritratti membri della Casa Reale Borbone delle Due Sicilie insieme con membri di Casa Borbone Spagna.
Foto che proponevano ogniqualvolta qualcuno ardiva osare mettere in dubbio le loro teorie sia sul Gran Magistero  del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, a testimonianza del "volemose bene" e "tutti Borbone semo".
Orbene, il 5 ottobre il Principe Don Carlos de Borbón y  Borbón è tornato alla Casa del Padre.
Un luttuoso evento di fronte al quale alcune polemiche avrebbero dovuto sopirsi e tutti insieme piangere comunque la morte di un Principe Borbone.
Ma, gettando alle ortiche il loro finto buonismo, costoro hanno presto rivelato la loro vera natura ed hanno approfittato proprio di questo evento per gettare alcool sul fuoco.
Sono infatti comparsi messaggi che recitavano "è morto S.M. il Re titolare delle Due Sicilie", "è tornato alla Casa del Padre il Re de jure delle Due Sicilie", "è morto il Re, Viva il Re", "è morto il Re delle Due Sicilie se non si considera valido l'atto di Cannes".
Guai anche solo ad azzardarsi a precisare che anche senza l'atto di Cannes il Principe Don Carlos non era il Capo della Real Casa Borbone Due Sicilie. Anatema su i poveri sventurati che hanno osato mettere in dubbio la "loro" verità rivelata!!!
Ora queste persone amano anche usare frasi latine (a volte trasformando in ablativo i nominativi ma non importa) e quindi vogliamo anche noi provare, indegnamente certo, ad usare questa lingua: CONTRA FACTA NON VALET ARGUMENTUM.
Ed il cosiddetto "ramo spagnolo"(*) mentre a parole sosteneva la fandonia  di essere Borbón Dos Sicilias, (spalleggiati dal Re Juan Carlos "cugino primo" dell'ormai defunto Don Carlos) di fatto, nei comportamenti, con le azioni, dimostrava di appartenere alla Casa Reale Borbone Spagna riconoscendo l'autorità del Re di Spagna anche per autorizzarne i matrimoni.
Ma, si diceva, ANATEMA su chi osa contraddire le verità "spagnoleggianti", su chi ha l'ardire di pensare differentemente (vi ricorda qualcosa? no, non mi riferivo a Steve Jobs, alla sua "Apple" ed al famoso motto "Think Different" piuttosto a personaggi di un pesato meno recente e ai loro "ismi").
I fan degli "spagnoli", nella loro foga di piegare la verità ai loro desiderata sostengono "castronerie" talmente eclatanti ed evidenti da risultare ridicole e divertenti. A tutti è nota l'usanza di avvolgere la bara di alcuni personaggi nella bandiera della loro Patria. Così è stato per Principi, Sovrani, politici ed eroi. Così è stato anche per "la signora Cristina", interpretata da Louise Sylvain, la vecchia maestra elementare nel film "Don Camillo", sentendosi vicina alla fine volle che nel funerale la sua bara fosse coperta dalla "Sua Bandiera", il tricolore con lo stemma Savoja.

Così è stato per la "Lady di ferro", Margaret Hilda Thatcher, Baronessa Thatcher


Così per l'ultimo saluto a Lady "D"


 La bara di Don Carlos, riposi in Pace, era coperta dalla Bandiera Spagnola. Come si addice ad un Principe di Casa Borbone Spagna, primo cugino del Re Juan Carlos. Ed allora? ecco pronta la risposta: la bandiera delle Due Sicilie sarebbe stata posta "sul cuore" dentro la bara, così che nessuno potesse dimostrare il contrario.
Ma anche un Re deposto, S.M. Re Francesco II aveva la "Sua" Bandiera, quella delle Due Sicilie, sulla bara, non sul cuore, durante il suo ultimo viaggio, ad Arco nel Tirolo. Magari, anzi sicuramente, l'aveva NEL CUORE, ma sulla bara non dentro di essa.
Ma tant'è, la foga di queste persone nel sostenere fandonie non conosce tregua né vergogna.
Ne ha fatto le spese, in particolare, il nostro amico Giovanni Grimaldi, genealogista ed amante della verità che, rispondendo al "Re delle Due Sicilie se non si considera valido l'atto di Cannes" e precisando che questo documento è praticamente ininfluente ai fini della questione in oggetto, si è visto prima bersaglio dei soliti strali e poi è stato addirittura bannato dall'account dell'autore degli strali.
Per lo stesso amor del vero e per coloro i quali, come noi, condividessero questa "insana passione" od anche per chi semplicemente volesse saperne di più, riprendiamo e volentieri pubblichiamo un post dell'amico Giovanni che ristabilisce un po' di verità sulla questione.
(g.r.)


(*) ricordiamo che è scorretto e non risponde al vero parlare di "ramo spagnolo" della Real Casa di Borbone Due Sicilie, anche se correntemente viene usata questa espressione: i componenti di questo presunto "ramo" infatti NON fanno parte della Casa Reale delle Due Sicilie bensì di quella Spagnola.

N.B.: le parole in grassetto non sono opera di Giovanni Grimaldi ma del sottoscritto.



CHIARIMENTI SULL'ACCORDO PRIVATO DEI BORBONE A NAPOLI (24 gennaio 2014) E SUGLI SVILUPPI DELLA VICENDA
di Giovanni Grimaldi

Accusati di essere "seminatori di odio" solo per la colpa di dire la verità e di non sorbirsi passivamente bugie e falsità altrui, sono costretto a scrivere il presente post.
A Napoli nel gennaio 2014 (dove il sottoscritto era presente on Andrea Borella) non c'è stato nessun patto dinastico fra i Borbone Due Sicilie ed il loro ramo passato alla Casa di Spagna.
Ma si è trattato SOLO di una riappacificazione di tipo privato.
Infatti subito dopo, proprio per chiarire dubbi e incertezze, entrambe le parti firmatarie si affrettarono a precisare che: “…. there is no mentioning of any reference to the Headship of the Royal House of Bourbon Two Sicilies and that all allegations and inferences to that respect are without any foundation”.
(vedi documenti allegati)


Su questa stessa linea arrivò subito la rapidissima precisazione del 27 gennaio 2014 (due giorni dopo la diffusione del testo del Patto) del Balì del S.M.O. Costantiniano di San Giorgio (ramo spagnolo!) Duca Don Diego de Vargas Machuca, Delegato per l'Italia, rappresentante dell'Infante Carlo e di Don Pedro, puntualizzò come tale Patto di Napoli: 
… pur rappresentando un interessante momento nella storia della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie sotto il profilo umano e cristiano, non incida affatto sull’attuale assetto istituzionale della stessa Real Casa…”, e ribadendo come a Don Carlos spettassero il titolo di Duca di Calabria e la qualifica di Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie. 
Di conseguenza, quindi concluse con: “… in ossequio, poi, al principio della primogenitura farnesiana, S.A.R. Don Carlos, continua detenere il Gran Magistero del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio”.

SAR il Duca di Castro, allo stesso modo, fin da subito chiarì che NON si trattava affatto di far rientrare costoro nella Real Casa tali parenti e che nè erano stati definiti diritti dinastici, SOPRATTUTTO in merito connesso alla successione alla Dignità di Capo della Real Casa e di sovrano della Dinastia, così come SAR Carlo non riconobbe nessuna successione circa il Gran magistero degli Ordini della Real Casa, ed in primis quello del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Infatti lo ribadì anche qualche mese dopo quando (settembre 2014) si espresse di nuovo sulla vicenda, confermando che non vi è stata nessuna svolta epocale:
"Nell’occasione dell’Incontro, S.A.R. il Principe e Gran Maestro ha voluto anche chiarire la funzione dell’Atto di riconciliazione firmato a Napoli il 25 gennaio 2014 con i Cugini spagnoli. L’atto è una conciliazione di natura privata e familiare, che non ha alcuna incidenza sul Gran Magistero dell’Ordine Costantiniano o sulla titolarità del Capo della Real Casa di Borbone delle Due Sicilie."

Quindi l'accordo di Napoli, per stessa ammissione delle parti, è solo una pace privata senza riflessi dinastici come dicono gli stessi principi ed ove SAR Carlo Duca di Castro, molto magnanimamente, si spinse a tollerare l'abuso dei titoli dinastici fatti dai parenti (di fatto permettendoli come titolature di "cortesia") pur di arrivare ad una pace privata (ma non di chiarimenti dinastici)!
Ma purtroppo dopo l'accordo di Napoli una certa parte deviata della fazione spagnola (dalla quale Don Pedro dovrebbe prendere le distanze!) ha iniziato un'aggressiva campagna mediatica per acquisire consensi e imporre la propria visione:
- ovvero che siccome SAR Carlo Duca di Castro non ha figli maschi e posto che il ramo di Gabriele non ha intenzione di succedergli (anche per i costi di gestione che questo richiederebbe), allora dovrebbe essere automatico che tutto passerà a Pedro, anche perché nessuno vorrà mettersi contro il re di Spagna (in realtà distante dalla vicenda).
E questo pensiero si sta diffondendo anche fra i duosiciliani (quella che abbiamo indicato come la fazione dei "deviati"), ma riteniamo che saranno duramente repressi dal Duca di Castro e dai vertici costantiniani;

PERCHE' INVECE:
- SAR Carlo Duca di Castro (che è ancora giovane e valido, insieme alla sua regale sposa per sperare ancora di avere figli maschi) e mai ha indicato nella discendenza del compianto Infante SAR Don Carlos il suo possibile erede (anche perchè non potrebbe farlo, visto che le leggi dinastiche duosiciliane sono chiare ed automatiche);
- NON risulta affatto che il ramo di Gabriele nel futuro non voglia impegnarsi per la successione:
SAR Antonio (* 1929), cugino del compianto SAR Ranieri Duca di Castro è l'erede dinastico, per ora, del nipote SAR Carlo Duca di Castro, ovvero è di diritto il Duca di Calabria attuale; e mai ha rinnegato questa sua dignità;
SAR Casimiro, suo fratello, è parte attiva ed integrante della Real Casa ed è nella Reale Deputazione;
- Don Pedro, pertanto, deve ancora essere ammesso, a pieno titolo ed a tutti gli effetti nella Real Casa e Dinastia e deve ancora essere designato, eventualmente, erede dinastico potenziale di SAR Carlo Duca di Castro (che non ha mai ufficialmente espresso tale intenzione);
- Il re di Spagna, che ricordiamo non è parte in causa e non ha la competenza ed il diritto dinastico per intervenire (pur avendo un certo peso morale fra i Borbone; Felipe VI, pur riconoscendo la sua parentela con Don Pedro, non lo ha finora dichiarato direttamente parte della famiglia Reale; allo stesso modo non pare voglia essere coinvolto nella disputa dinastica duosiciliana (anzi pare che se ne voglia tenere a distanza, ma ribadendo alcuni punti, ad esempio in merito agli Ordini cavallereschi ed ai titoli conferiti dal compianto Don Carlos, che non sono riconosciuti in Spagna).


La questione quindi è ancora aperta.
Ci auguriamo però che la vicenda si concluda serenamente, con una vera e completa riappacificazione. 
Ma che dovrà essere fatta SOLO e soltanto se questa sia la volontà di SAR il Duca di Castro e dei membri dinastici della Real Casa, e solo se fatta nel rispetto delle leggi dinastiche duosiciliane.


Grazie.
G.G.

allegati:
le precisazioni di S.A.R. il Duca d Castro

le precisazioni del Principe Pedro

le precisazioni di Don Diego de Vargas Machuca



2 commenti:

  1. Credo che ora sarà interessante vedere quali titoli di pretensione assumerà il figlio e la discendenza. Un articolo de "El Mundo" (qui su Wikipedia il link https://it.wikipedia.org/wiki/El_Mundo che spiega ai non italiani l'importanza di quel quotidiano) è molto critico verso il defunto. A differenza di uno dei commentatori dell'articolo (in spagnolo ma leggibilissimo mentre il commento è in italiano) non mi pronuncio sulla parte dinastica della pretensione di Don Carlos rinviando gli interessati allo studio dinastico apparso sull'edizione 2011-2014 dell'Annuario della Nobiltà Italiana studio che, per certi aspetti dinastico-successori, anticipa di quasi un anno le notizie riportate dall'articolo. L'esperienza in questi anni (Savoia, Borbone di Napoli, Asburgo Lorena) mi ha convinto sempre più di un aspetto, ossia che spesso proprio i sostenitori in ambito dinastico (o quelli ritenuti tali) sono in realtà i migliori campioni dei propri avversari. http://www.elmundo.es/.../07/5613af89268e3e522f8b45e2.html

    qui la traduzione automatica dell'articolo in italiano:
    https://translate.google.com/translate?depth=1&nv=1&rurl=translate.google.it&tl=it&u=http://www.elmundo.es/loc/2015/10/07/5613af89268e3e522f8b45e2.html

    Aggiungerei a questo proposito, a quanto ha scritto qui sopra Giovanni Grimaldi, quando dice "Don Pedro, pertanto, deve ancora essere ammesso, a pieno titolo ed a tutti gli effetti nella Real Casa e Dinastia e deve ancora essere designato, eventualmente, erede dinastico potenziale di SAR Carlo Duca di Castro (che non ha mai ufficialmente espresso tale intenzione)": é bene chiarire che anche un Capo di una dinastia non ha podestà assoluta sui diritti dinastici dei principi della sua Real Casa. Anzi per i Borbone Due Sicilie, come abbiamo analizzato con il caso Smithe, talvolta il Capo della Casa può solo aspettare che il principe che vuole uscire dalla Real Casa delle Due Sicilie manifesti la sua volontà con atto scritto. Se viola le leggi dinastiche della Real Casa Due Siciliana non perde ipso facto i titoli regali aviti di Principe delle Due Sicilie, Altezza Reale e particolari titoli dinastici (es. Conte di Trani, Conte di Girgenti, etc.). Quindi una ridinasticizzazione per le Due Sicilie del ramo borbonide, discendente da Carlo Tancredi, (che infatti rinunciò ai suoi titoli aviti con l'atto di Cannes) potrebbe avvenire soltanto con l'assenso di tutti i principi dinastici della Real Casa delle Due Sicilie: sono "i pari", ossia quei principi della Real Casa duosiciliana in possesso dei diritti dinastici duosiciliani a poter decidere in merito anche per, non ultimo, decidere quale posto nella successione dinastica andrebbe ad occupare il ramo nuovamente ridinasticizzato duosiciliano discendente da Carlo Tancredi, ossia: primogenito come era in origine, scavalcando la linea di Gabriele, oppure ricollocato dopo di questa, come ultimo ramo successibile, dopo cioè il defunto principe Gabriele e dopo tutti i suoi discendenti dinastici duosiciliani. Ecco perché l'Atto di Cannes è, a mio avviso, importante: infatti proprio con quell'atto un principe duosiciliano (Carlo Tancredi) si spogliava volontariamente dei diritti e titoli dinastici che gli pervenivano come retaggio di nascita dagli avi paterni suoi). Quindi nasce principe duo siciliano ma NON muore principe duo siciliano. Se non vi fosse stato l'atto di Cannes invece lui sarebbe morto con i diritti di principe duo siciliano non potendo tuttavia trasmetterli alla sua discendenza per mancanza degli assensi matrimoniali duosiciliani (avendo ricevuto SOLO quelli del Capo della Real Casa di Spagna).

    Andrea Borella
    direttore dell'Annuario della Nobiltà Italiana (dal 1998)
    perito in araldica e consulente tecnico del giudice in araldica presso il Tribunale di Sondrio (dal 1996)
    docente di araldica, araldica ecclesiastica e diritto dinastico presso vari atenei

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