domenica 11 gennaio 2015

L’IGNORANZA DELLA STORIA NEI LICEI

di Ulderico Nisticò

Ieri un
Tizio che di tanto in tanto pinoaprileggia sulla storia del Meridione e si unisce al coro degli sparaballe “eravamo la terza potenza industriale” e “un milione di morti”, si prese la briga di accusarmi di impartire “lezioncine scolastiche”, e poi, nel suo misero dire, mostrò di credere che Garibaldi all’Aspromonte sia stato ferito dai “nostri”, invece che, come fu, dai bersaglieri italiani di Pallavicini; ovviamente ignorava anche che il fatto avvenne nell’agosto del 1862, a Regno DS da un pezzo caduto.

 Un’altra
famosa personalità dei Comitati Due Sicilie, salutata come lume della storiografia, mi rivelava di non aver mai sentito nominare re Ladislao, pur possedendo una laurea in storia.

 Quasi tutti
i meridionalisti della domenica mostrano con tutta evidenza di sconoscere anche l’esistenza in vita, nell’Ottocento, di Luigi Buonaparte o Napoleone III che dir si voglia; e di avere appena qualche idea che ci sia stato un certo Cavour, e, i pochi che ne sanno qualcosa, gli attribuiscono una feroce politica antimeridionalistica nel 1880 circa, cioè vent’anni dopo il trapasso.

 Sono tutte
persone istruite, come accennavo, con titoli di studio. Come possono ignorare nozioni così banali? Semplice, per essere stati a scuola, in un liceo, e perché nei nostri licei la storia italiana non si studia se non per vaghi accenni; e ciò per queste ragioni:

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ormai i professori di tutte le materie sono diventati schiavi del libro di testo e della programmazione, rinunciando alla libertà d’insegnamento, che è sancita dalla Riforma Gentile e che non è mai stata abolita o messa in discussione;

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i professori seguono pecorescamente l’ideologia del libro di testo, e, per esempio, se di simpatie fasciste insegnano lo stesso, cioè leggono, il testo antifascista senza il minimo cenno critico o dubbio, e ciò non per paura ma per incapacità di spiegare alcunché senza il libro davanti; idem se di simpatie borboniche;

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se sono preparati, è peggio, perché privilegiano la filosofia anche nello studio della storia, e insegnano l’interpretazione dei fatti senza i fatti; e i ragazzi conoscono benissimo il perché di niente;

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i testi di storia sono palesemente scopiazzati da libri francesi e inglesi, e parlano per decine di pagine della Guerra dei cento anni, e mezza paginetta sull’Ottocento italiano; zero sul Settecento. Perciò non preoccupatevi che a scuola si parli bene di Garibaldi, perché non se ne parla proprio; e figuratevi di Cialdini!

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il metodo d’insegnamento è sempre di più fondato sullo studio; i ragazzi, non ancora del tutto rintronati, studiano quando sanno che c’è l’interrogazione; perciò magari conoscono la Seconda guerra mondiale ma non la Prima; e figuratevi la Guerra di Crimea!

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la storia è insegnata in maniera astratta e seriosa e pesante, come un fatto di idee o di classi, mai come di esseri umani: mai un pettegolezzo amoroso su Napoleone o sul Duce, che pure ne offrirebbero materia!

 Corollario.
I meridionalisti hanno scoperto la storia due o tre anni fa, e si pongono di fronte ad essa come i ragazzini quando fanno la prima timida scoperta del sesso: con esagerato entusiasmo.

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