martedì 19 agosto 2014

IRREDENTE A CHI?/ La dichiarazione di indipendenza veneta e la "supremazia" dello stato debole


VENEZIA - Con la nostra rubrica, dopo aver visto il caso di Trieste, passiamo ad occuparci del Veneto che è stato "restituito" all'Italia (almeno in larga parte) nel 1866 al seguito della sconfitta austriaca nella guerra contro la Prussia. Lo facciamo non parlando della lunga e gloriosa storia della Serenissima ma lasciando spazio alla dichiarazione di indipendenza letta il 21 marzo scorso dagli organizzatori del referendum consultivo on line che ha visto la vittoria degli indipendentisti veneti. A margine l'unica riflessione che va fatta riguarda la risposta che il Governo italiano ha saputo dare di fronte a questa "voglia di andare via" (che smentisce in pieno lo spirito con cui si celebreranno, in questi 4 anni, il centenario della prima guerra mondiale). Il Governo della Repubblica, di fronte alla crisi sempre più evidente della propria credibilità ma soprattutto, dopo le numerose istanze che arrivano dai territori periferici dello Stato di maggiore autonomia e di maggiori spazi di libertà, ha risposto nel peggiore dei modi possibili. Una chiusura, senza se e senza ma, ad un intelligente modifica dell'attuale assetto istituzionale e organizzativo delle competenze nazionali e regionali. Particolarmente importante, sotto quest'ottica, è l'introduzione della clausola di supremazia. Un passaggio delicatissimo ma che è passato in sordina sepolto sotto le polemiche politiche e i voti sugli emendamenti di una pessima riforma istituzionale che ancora non ha completato il suo percorso e che, per questo motivo, è ancora ben lungi dal diventare realtà. L'introduzione della supremazia nazionale, versione edulcorata e moderna dell'antico centralismo burocratico, distrugge il principio di sussidiarietà che vede agire, nelle politiche statali, l'Ente più vicino al cittadino. Inoltre priva ogni collettività e minoranza territoriale della possibilità di decidere dei propri destini, smentendo clamorosamente il diritto all'autodeterminazione dei popoli sanzionato perfino dalle sgangheratissime Nazioni Unite (Carta di San Francisco capitolo I, articolo 1, comma 2) come irrinunciabile ed elemento fondamentale delle relazioni internazionali. La clausola di supremazia voluta dal Governo Renzi (sostenuta e votata in Senato da Partito Democratico, Forza Italia, Nuovo Centrodestra, Per l'Italia, Udc e Grandi Autonomie e Libertà) prevede la possibilità per lo stato di intervenire tout court in qualsiasi materia, anche in quelle di competenza regionale, e avendo sempre ragione (impedendo così il diritto al ricorso). Perché tout court? Perché le motivazioni che giustificherebbero l'intervento a gamba tesissima dello Stato nazionale sono ufficialmente 2: quando lo richiede la tutela dell'unità giuridico-economica della Repubblica; e quando lo richiede la tutela dell'interesse nazionale! Due formule che lasciano spazi di manovra amplissimi al centralismo burocratico di invadere, ancora di più, gli ultimi spazi di libertà locale. Una vera e propria violenza che punisce e colpisce anche le ragioni a statuto speciale e che, per il momento, scontenta tutti. Dalla stessa parte della barricata si sono ritrovati i Governatori di ogni colore politico. Ma lo stato non si fermerà né di fronte alle richieste di dialogo né davanti alle minacciate marce su Roma. Ne va dell'unità nazionale e della sopravvivenza stessa della Repubblica. Il momento è delicatissimo e il fatto stesso che il Governo abbia deciso di auto-tutelarsi in questo modo così autoritario, è indicativo di uno stato di malessere diffuso, di un sistema che sta marcendo ma che non riesce a salvare sé stesso. Sia chiaro che non stiamo qui a difendere l'attuale sistema istituzionale, farraginoso, burocratico, complesso e in larga parte inefficace. La vera questione è che invece di affrontare seriamente, e una volta per tutte, il problema istituzionale di un paese mai unito (se non per forza, ideologia e convenienza economica di una sua parte o di alcune potenze straniere) si tergiversa tentando di imporre, di comandare, di tenere insieme per forza punendo il dissenso. L'unico risultato sarà una accelerazione  e un rafforzamento delle forze centrifughe che si nutriranno del malcontento e del malessere dovuto alla gestione economica del paese e che, a questo punto è un auspicio, spaccheranno questo paese. Una di queste forze viene dal Nord, dal Veneto. Il testo seguente, adottato come dichiarazione di indipendenza del popolo veneto, parla da solo e fa capire come, anche per il Veneto si trattò di annessione e non di libera associazione. Una dichiarazione che dal punto di vista istituzionale non ha, finora, prodotto risultati ma che è pregna di principi sacrosanti, qual'è quello all'autodeterminazione, che lo stato italiano, oggi come ieri, vuol negare ai suoi "sudditi".

ROBERTO DELLA ROCCA



DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA VENETA

"Quando la testimonianza della Storia viene convocata dal Tribunale del Presente come retaggio e forte voce di Libertà e modello di Serenità e Giustizia;

Quando un Popolo invoca il diritto di autodeterminazione come diritto naturale e fondamentale dell’individuo, e che da questi si estende alla famiglia, alla comunità, e alla Nazione;

Quando il Popolo, attraverso i suoi naturali rappresentanti, ovvero tutti i componenti del popolo stesso di maggiore età, si esprime a maggioranza assoluta nella forma Sacra e Vincolante della parola latrice di volontà:

La decisione di tale Popolo e di ogni popolo rispetto al proprio futuro acquista un valore assoluto, che nessun altro popolo, nessun’altra entità, sia esso Stato straniero, o confederazione o unione di Stati stranieri, o individuo o potere diverso, potrà mai negare o invalidare.

La Nazione Veneta per quattro millenni si e’ organizzata in forme originali e ininterrotte di auto-governo.

La Veneta Libertà originaria si e’ conservata e continuata nel patto federativo con la potenza romana, tanto nel Senato di Roma che in quello di Costantinopoli.

A partire dalla fine del VII secolo e fino al 1797 la Libertà Veneta si identifica con la Serenissima Repubblica Veneta, la cui storia gloriosa è stata faro per le civiltà e le liberta’ del mondo, aprendo il primo ponte tra l’Oriente e l’Occidente, e continuando a risplendere per due secoli fino ad ora.

Dal 1797 la Repubblica Veneta ha continuato ad esistere manifestandosi secondo propria storia e tradizione e tra il 1848 e il 1849 si e’ affiancata ai moti Europei nell’auspicare le liberta’da ogni dominio straniero e, nel segno dei tempi, formulando altresì l’auspicio che ognuno debba essere governato da rappresentanti scelti dal proprio popolo e da nessun Governo o Signore straniero, o lontano dai propri valori di liberta’, e dunque abbia solo interesse a sfruttarlo in modi arbitrari e contrari al diritto naturale e al diritto delle genti.

La Sovranità e l’Esistenza stessa del Popolo Veneto, ripetutamente riconosciuta anche dai Governi di Vienna, e’ stata invece sempre perseguitata e combattuta dai Governi Italiani, qui insediatisi organizzando il Plebiscito Truffa del 1866.

Poiché da quel tempo sono trascorsi quasi 150 anni e dunque sei generazioni, e poiché tutto cio’ è contrario al diritto di natura, in quanto sia la natura sia il diritto sono entita’ viventi che si applicano al mondo dei viventi, un patto di sottomissione che sia stato stretto sei generazioni fa, indipendentemente dal modo e dalle forme con cui esso sia stato stretto; ritenendo che un patto costitutivo di uno stato o di una colonia non possa essere vincolante aldilà dello spazio di una generazione, onde i morti non condizionino il destino dei vivi.

Poiché lo Stato dominante italiano non ha mai chiesto al Popolo Veneto , né a nessuno degli altri popoli e delle altre nazioni che ha posto sotto il suo giogo, di esprimere la propria volontà attraverso votazione popolare riguardo alla Costituzione di cui ha voluto dotarsi nel 1948, riguardo all’ingresso nella Comunità Europea poi evoluta in Unione Europea, riguardo all’appartenenza ad altre organizzazioni internazionali, e riguardo alla rinuncia alla propria sovranità monetaria nel 2002 con tutte le conseguenze a tale rinuncia connesse, in termini di autodeterminazione e autogoverno.

Poiché lo Stato dominante italiano sottrae ai popoli che costringe entro i propri confini la scelta tramite libera elezione dei propri Governi, tradisce la parola e la lettera dei padri fondatori della Carta Costituzionale, la quale dunque ha perso il suo potere vincolante e sacrale.

Poiché tra i diritti naturali, come appare auto-evidente, vi è quello alla felicità, e al godimento dei frutti del proprio lavoro, vi è quello alla vita, propria e delle proprie discendenze, vi è quello alla serenità, e alla libera espressione del proprio pensiero, e poiché tali diritti ora e da decenni sono manifestamente violati dalla compagine statuale a cui i Veneti furono sottomessi nel 1866.

Poiché il Plebiscito del 1866, ancorche’ invalido in forma e sostanza, fu l’ultima deliberazione popolare del Popolo Veneto, e poiché il Regno d’Italia nel 1866 differiva per forma dello Stato, per confini, per costituzione e per un numero di altri rispetti dalla Repubblica italiana sorta nel 1946, a tal punto da poter legittimamente e storicamente ritenere che si tratti di due Stati differenti, e che dunque l’annessione del Popolo Veneto al Regno d’Italia non possa ritenersi direttamente estensibile alla Repubblica italiana sorta nel 1946.

Su iniziativa, dunque, di cittadini e comunita’ venete, come sempre accade nella storia, che si sono fatti spontaneamente latori dell’istanza di libertà del proprio popolo, inteso estensivamente come tutto il popolo che attualmente risiede nella regione amministrativa denominata “Veneto” e posta in essere dalla Costituzione italiana del 1948, non essendovi altra alternativa.

Ben consapevoli tali cittadini della sovranità popolare che è sancita come tale da tutte le leggi internazionali che il concerto delle nazioni del mondo ha inteso darsi a partire dal secondo dopoguerra, e considerando gerarchicamente superiore la fonte della Nazioni Unite, con il Patto internazionale del 1966 divenuto legge dello Stato italiano il 25 ottobre 1977, che qui riportiamo:

Tutti i popoli hanno il diritto di autodeterminazione. In virtù di questo diritto, essi decidono liberamente del loro statuto politico e perseguono liberamente il loro sviluppo economico, sociale e culturale.

Per raggiungere i loro fini, tutti i popoli possono disporre liberamente delle proprie ricchezze e delle proprie risorse naturali senza pregiudizio degli obblighi derivanti dalla cooperazione economica internazionale, fondata sul principio del mutuo interesse, e dal diritto internazionale. In nessun caso un popolo può essere privato dei propri mezzi di sussistenza.

Ben consapevoli tali cittadini dell’esistenza del popolo veneto, cui lo stesso Stato italiano ha conferito tale dignità al pari del popolo sardo, attraverso lo Statuto della Regione Veneto.

Ben consapevoli tali cittadini dell’importanza delle nuove tecnologie informatiche nel processo democratico, del peso dell’opinione pubblica e individuale che in esse si esprime, e volendo ancorare la decisione di sovranità agli sviluppi della scienza, onde per sempre si costituisca un legame tra la modernità e il progresso e la possibilità per il cittadino di esprimere la propria volontà politica, ovvero di decidere sul proprio presente e sul proprio futuro.

Avendo liberamente convocato, con le proprie forze e con il sostegno economico di volontari, un plebiscito per via telematica, che è durato dal 16 al 21 marzo 2014, e i cui risultati sono stati certificati nella loro veridicità; avendo il plebiscito posto ad ogni cittadino residente in Veneto, in omaggio al principio estensivo e non etnico della nazionalità che comprende la residenza legale, un quesito principale:

Vuoi tu che il Veneto diventi una repubblica federale indipendente e sovrana?

Avendo considerato come auto-evidente il fatto che la risposta alla domanda implicava una volontà, vincolante ed esplicita, di trasformare l’attuale Regione amministrativa italiana denominata “Veneto” nei suoi attuali confini in una entità statuale indipendente – confini peraltro non determinati dal popolo veneto ma entro i quali il popolo veneto risiede talora da secoli – e altresì in un’entità statuale essa stessa dotata di propria sacra sovranità, al pari di tutte le altre nazioni del mondo, e federata al suo interno sul modello della Repubblica Serenissima nelle forme che una futura Assemblea Costituente intenderà dare ad essa, a partire ancora una volta dalla volontà del popolo.

Preso atto e comunicato nei modi dovuti al mondo, che oggi, giorno 21 Marzo 2014, alle ore 19, vi sono stati NUMERO VOTANTI, e che il risultato è il seguente:

VOTI VALIDI: 2.360.235, pari al 63,23% degli aventi diritto al voto

SI: 2.102.969, pari all’89,10% dei voti validi espressi

NO: 257.266, pari al 10,90% dei voti validi espressi

VOTI NON VALIDI: 6.815, corrispondenti allo 0,29% dei voti validi espressi

e che tale risultato si pone in contrasto con il risultato dell’ultimo plebiscito vincolante del 1866 a cui il popolo veneto è stato chiamato per decidere del proprio destino

in cui vi era stato il seguente risultato

SI’: 641,758 - NO: 69 - NULLI: 273

Ben consapevoli tali Cittadini che le procedure, le modalità, e i risultati di tale plebiscito sono a disposizione di ogni ente internazionale legittimo di controllo, e mettendo tali risultati a disposizione dello Stato italiano e dell’Unione europea, in prima istanza e come atto dovuto, per i controlli di cui sopra che intenda effettuare, in un contesto di osservazione internazionale e monitoraggio come previsto dalle norme internazionali cui ogni Stato deve legittimamente conformarsi. 

Considerata Sovrana la volontà popolare, in Nome di San Marco, del Popolo Veneto e del Diritto delle Genti, in omaggio alla democrazia e alla volontà generale, noi, oggi, venerdì 21 marzo 2014, decretiamo decaduta la sovranità italiana sul popolo e sul territorio veneto, e altresì ne decretiamo conseguentemente decadute le relative magistrature politiche, dichiarando contestualmente l’indipendenza del Popolo Veneto e del suo territorio, con queste stesse parole presenti in questa dichiarazione, confermiamo e proclamiamo la Repubblica Veneta e demandiamo al Popolo Veneto la scelta dei suoi rappresentanti nell’Assemblea Costituente che darà al popolo veneto ora libero e al territorio veneto ora libero la forma di Stato che sarà, per volontà generale, e a maggioranza assoluta, ritenuta la più conforme, nei modi e nei tempi che il Popolo Veneto intenderà darsi.

TREVISO, 21 MARZO 2014"

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