mercoledì 7 maggio 2014

I siluri della “perfida Albione”


Per il “Guardian” Napoli è la “roccaforte della mafia”


NAPOLI: E così ci risiamo. Dalla “perfida Albione” piovono siluri avvelenati sul nostro Paese. Questa volta nel mirino degli irreprensibili censori d’oltre Manica, pedante combriccola di maestrini presuntuosi, è finita la città di Napoli che il “The Guardian”, tra i quotidiani più letti del Regno Unito, ha definito “roccaforte della mafia”. Di fronte a tale giudizio così impietoso e lapidario, i più potrebbero pensare ad analisi sociologiche svolte con assoluto rigore scientifico oppure ad indagini espletate direttamente sul campo. E invece niente di tutto ciò. I boriosi osservatori britannici travestiti da giornalisti non hanno svolto alcuna particolare attività investigativa. Ma allora perché questa affermazione così grave e tagliente? Soltanto per impedire che all'ombra del Vesuvio possa arrivare un calciatore, tale Danny Welbech, che milita del Manchester United e per il quale il club azzurro avrebbe manifestato un tiepido interesse.

una veduta de "la capitale della mafia" con il celebre pino (mafioso anch'esso, evidentemente)

E così Napoli diventa la “capitale della mafia”, un postaccio sconsigliabile a qualsiasi suddito di sua maestà britannica che abbia un minimo di sale in zucca. A questo punto la questione potrebbe chiudersi qui, considerata la grossolana abnormità che ha ispirato l’articolo apparso sull’organo di informazione (o di disinformazione?) inglese che non merita ulteriori commenti. Non è mai consigliabile, infatti, alimentare un discorso che si fonda su di una colossale idiozia. Siccome, però, non è la prima volta che da Londra e dintorni ci confezionano giudizi così edificanti, è opportuno ricordare ai nostri lettori una particolare vicenda che risale un po’ indietro nel tempo ma che, considerata la recente esternazione, conserva una straordinaria freschezza. Nel 1851 lord William Ewart Gladstone scrisse una lettera al premier inglese, lord Aberdeen, nella quale descriveva a tinte fosche il sistema carcerario napoletano, giungendo a definire il regno di Ferdinando II di Borbone la “negazione di Dio”. Giudizio crudele che rimase impresso a caratteri cubitali nell’opinione pubblica del continente europeo e che nel 1860 venne rispolverato ad arte per giustificare l’intervento “liberatorio” di Garibaldi prima e dell’esercito sabaudo dopo nell’Italia meridionale. Operazione assai poco democratica che avvenne con il beneplacito e con il corposo sostegno economico della massoneria inglese. Peccato, però, che lord Gladstone non era mai stato in una prigione del Regno di Napoli e che quelle sue descrizioni erano inventate di sana pianta, come lui stesso ebbe a confessare qualche anno dopo. 

ancora una immagine  panoramica di Napoli, sullo sfondo il Vesuvio ed il monte Somma

Nell’Ottocento, dunque, il meridione d’Italia era “la negazione di Dio”. Agli inizi del terzo millennio, invece, Napoli è “la roccaforte della mafia”. Ne è passato di tempo ma il giudizio dei nostri “amici” britannici non è poi cambiato di molto. E poco importa se si passa dal sistema carcerario al calciomercato. E’ sempre presente, infatti, un unico comune denominatore: la menzogna assurta a verità assoluta. Vuoi vedere che di qui a qualche tempo Ian Prior, così si chiama il giornalista del “Guardian” che ha sfornato cotanto articolo, ripercorrendo le orme di lord Gladstone, confesserà di aver ciurlato nel manico al solo scopo di impedire il trasferimento in Italia di quel giocatore inglese, magari sperando che possa accasarsi nella sua squadra del cuore? Molto probabile... Ma, in fin dei conti, non bisogna meravigliarsi troppo. Del resto... sono inglesi.

Fernando Riccardi

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