martedì 3 luglio 2012

Dalla Fortezza di Fenestrelle


Fenestrelle - dal nostro presidente riceviamo:

Fenestrelle
Massiccia, minacciosa, cupa, tra montagne alte e all’aspetto scure, la fortezza di Fenestrelle eretta  dai Duchi di Savoia come baluardo di difesa, a sbarrare nella val Chisone la strada ai Francesi, pur essendo ormai ridotta in condizioni non certo buone e  avendo anche subito un parziale abbattimento per migliorare, rendendola più larga ed agevole , la strada che essa dominava, ancora oggi, specie in chi ci arriva per la prima volta, suscita un senso di timore e di angoscia. Superato il fossato di difesa, si passa sotto l’androne di ingresso e si entra nel cortile principale su cui si proiettano gli antichi edifici, che erano usati per il Comando del forte e per alloggiare la guarnigione e la facciata della chiesa, già dedicata a S.Carlo. E’ da questo spiazzo, piccola piazza d’armi del forte, che inizia poi la scalata di migliaia di gradini, accompagnati da un percorso a svolte e controsvolte, con cui si sale fino in cima alle ultime costruzioni, le più alte, essendo il forte costituito da un insieme di unità fortificate atte a costituire una barriera difensiva.
E’ questo il luogo che, nato come luogo di difesa confinaria, fu poi adoperato come luogo di detenzione e di detenzione severa, considerando sin dall’inizio, la difficoltà a circolare al suo interno per l’appunto per il tipo di architettura e poi per le condizioni climatiche che, nel cuore di  alte montagne, a 1200 metri di altitudine, sono facilmente immaginabili per la loro asprezza in particolare nella stagione fredda.
Aggiungasi poi, per rendere più “”simpatico”” il posto la presenza a tutti i vani di luce di  massicce grate di ferro e ai vani di accesso e di varia comunicazione, di infissi massicci e dotati di robustissime chiusure.
Non manca infine un ampio e profondo“inghiottitoio” in cui,come era uso, poter scaraventare le spoglie mortali del detenuto defunto di cui si cancellava così ogni traccia e ricordo.
Era questo, per grosse linee, il quadro che si presentava ai Soldati del nostro Esercito del Regno delle Due Sicilie, che caduti prigionieri  dell’Esercito del Regno di Sardegna, erano stati trasferiti in quel luogo e in altri simili, anche se non così severi del Nord, per essere allontanati dalla loro Patria, indebolirli al massimo nel morale e invitarli a passare nel nuovo esercito che chiamavano italiano (quasi che i precedenti eserciti degli stati preunitari fossero stati composti da mercenari mongoli o chi sa di dove  !).
I Soldati del Sud, come è noto rispondevano con la frase "UNO DIO UNO RE" che sintetizzava la loro fedeltà al giuramento e la loro avversione per questo nemico che aveva invaso la loro Terra e ciò, come è altrettanto noto, provocava ulteriore e più pesante maltrattamento,spesso con risultati fatali.
Il giorno 1 luglio, su iniziativa  e organizzazione del valoroso compatriota, il calabrese Duccio Mallamaci un gruppo di volenterosi, tra i quali mi onoro di essere stato presente, ha svolto un rito di ricordo di quei valorosi recandosi nel forte, dopo aver partecipato alla celebrazione della S.Messa officiata da un sacerdote (tradizionale, di quelli in abito talare) di origini lucane (e non guasta affatto). Nel forte dopo aver lasciato una corona di alloro nel luogo ove era stata posta in primo tempo una lapide commemorativa nel cortile principale alla vista di tutti i visitatori, ha raggiunto il locale “nascosto” dove la Direzione del sito ha trasferito la lapide stessa (sarebbe stata severo censore del 150° !). In tale luogo è stata deposta altra corona di alloro ed è stata aggiunta una targa di omaggio ai Caduti a nome dell’Istituto per la ricerca storica delle Due Sicilie e della Associazione Capitano G.. De Mollot –Eroe del Volturno-.
Pensiamo di aver così adempiuto ad un sacro  dovere, quale quello di onorare CHI CON FEDELTA’ED ONORE  SEPPE SACRIFICARSI PER LA SUA PATRIA  E IL SUO RE.
E quel luogo oscuro ove l’ottusità burocratica  piemontese di qualche funzionario ha voluto ridurci con l’intento di mortificarci, dovrebbe divenire luogo di visita (direi quasi di pellegrinaggio) e la parete su cui sono affisse le targhe commemorative dovrebbe essere arricchita di piccoli ricordi, quasi ex voto,là portati dai meridionali di oggi, riconoscenti ai loro antichi progenitori che ebbero comportamento eroico .
E’ questa la preghiera che, da inguaribile e testardo innamorato del Sud, mi permetto di rivolgere a tutti i Compatrioti assolutamente senza alcuna distinzione.
P.S.: Mi sembra giusto e doveroso ricordare che i presenti alla cerimonia di cui sopra erano in maggioranza emigrati meridionali di varie regioni costretti ad un vero e proprio espatrio, (una coppia di calabresi arrivava da Losanna), ma tutti con in tasca la Bandiera gigliata e qualcuno anche con una maglietta riportante sul petto lo stemma di Borbone Due Sicilie .
                                                                                                                       Giovanni Salemi

2 commenti:

  1. Sulla pelle dei soldati duo siciliani deportati a fenestrelle e' stata fatta una vergognosa manovra politica , una bassa speculazione da parte di personaggi che ogni giorno di piu si rivelano socialmente pericolosi . Solo chi e' in mala fede , visitando la fortezza , puo' raccontare che megliaia di soldati li' morirono e ..... i loro corpi disciolti nella calce viva ( che non scioglie le ossa per cui ci sarebbero tracce del misfatto ) nessuno di quanti parlano di " pulizia etnica " ha mai esibito prove , portato nomi , citato documenti . Sulla pelle dei soldati duosiciliani si e'consumata una vergognosa speculazione . E chi ha cercato di ristabilire la verita' (forse bene o forse male ... ma comunque in buona fede ) e' stato ed e' violentemente attaccato e insultato secondo un metodo gia' messo in atto in situazioni di oscurantismo e di regimi nazistoidi

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  2. Riceviamo e pubblichiamo una risposta dal nostro presidente.

    A distanza di un anno,dal 2 luglio 2012 al 9 luglio 2013, il sig.Marco Marchi esprime un commento estremamente negativo a commento di una mia cronaca "commentata" della cerimonia svoltasi nel forte di Fenestrelle il giorno 1 luglio 2012. Nel suo scritto egli parla di manovra politica e di chi sa che altro e non si rende conto di raccontare fantasie e niente altro: quale manovra politica è stata impiantata? E da chi? Quel messaggio era solo il racconto di una "giornata particolare", vissuta con forte tensione emotiva, per essere in un luogo , appunto, "particolare", in una antica prigione che aveva tenuto ristretti soldati delle Due Sicilie e li aveva tenuti in condizioni certamente disagiate e difficili. Il sig.Marchi (di cui nulla sappiamo: parla a suo nome o a nome di associazioni o movimenti?, quali sono le sue origini) scrive con grande disprezzo e quasi con livore di quella che, comunque la si voglia vedere, è stata la Patria dei popoli del Sud per la cui difesa quei Soldati si trovarono prigionieri di un nemico.
    Nemico che non aveva alcuna ragione di esserlo se non l'avidità e la cupidigia di governanti che approfittando di una situazione politica del momento vollero conquistare nuovi territori. 
    Il sig. Marchi si compiace di dire quanto di peggio si può del soldato napoletano,anche se lo salva dal giudizio negativo per il periodo napoleonico.(e quì si sente odore, cattivo, di giacobino), e imputa tutta la presunta inefficienza, come da copione unitarista, al Borbone, causa unica e sola dei mali del Sud: andiamo, sono io ora a dire di smetterla di raccontare, non fantasie, ma castronerie e menzogne .Si legga il sig.Marchi qualche libro (gli è già stato consigliato uno, ma ce ne sono parecchi che sono frutto non di passione del momento, ma di serie ricerche di archivio) ove è raccontata la vera verità di quella che era la vita e l'organizzazione del Regno libero, indipendente, autonomo, registrato, con una sua identità valida per tutti i popoli che lo componevano, alla pari di tutte le altre Potenze europee ed extraeuropee.
    E ricordi, il sig.Marchi, che la Dinastia regnante, Borbone Due Sicilie, rappresentava il simbolo concreto dello Stato e della Nazione Duosiciliana e prova ne è, tra le altre, che quei prigionieri di guerra, offesi per ricevere trattamento da detenuti e non da prigionieri di guerra, al tentativo di corruzione della loro fede rispondevano ; UNO DIO UNO RE !

    Giovanni Salemi (orgogliosamente duosiciliano autentico e innammorato della propria Patria)

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