lunedì 13 febbraio 2012

Le condizioni economiche del Regno delle Due Sicilie nel 1860, partecipa anche tu al dibattito. L'intervento di Claudio Saltarelli


Prosegue il dibattito sulle condizioni del Regno delle Due Sicilie al 1860. Pubblichiamo l'intervento dell'amico Claudio Saltarelli, in risposta alle considerazioni di Franco Frascani. Vi invitiamo nuovamente alla lettura e ad intervenire direttamente con dati ed opinioni.


CASSINO - La prima risposta d'istinto e quella che il territorio del sud con i massicci appenninici era meno predisposto della pianura padana per la costruzione di ferrovie e a tal proposito Ferdinando II creo una flotta mercantile navale seconda solo a quella inglese creando la prima autostrada del mare. Il sud in quegli anni era alle prese con continue calamità naturali quali alluvioni, terremoti, ed eruzioni e quindi ha dovuto far fronte spesso a continue emergenze e la politica economica - finanziaria era quella dettata da Ludovico Bianchini che considerava il bilancio dello stato come quello di una famiglia, doveva restare sempre in ordine e lo sviluppo creato con il debito pubblico avrebbero arricchito poche mani a discapito della massa con il consequente imbarbarimento della societa, insomma si preferiva una economia di tipo umanista. Tutti sappiamo fare i belli con uno scoperto bancario di due miliardi di euro ma quando ci chiedono di chiudere lo scoperto? Monti docet. che il sud aveva uno sviluppo a macchia di leopardo nessuno lo nega ma certamente l'esodo biblico dell'emigrazione e iniziato dopo il 1860 e non prima, che i1 ducato napoletano valeva 4,25 lire qualcosa voleva dire. A molti chiedo di andarsi a leggere i libri di Don Bosco quando parlava delle condizioni di vita della padania, di Torino, di Genova, Novara ecc. ecc. e confrontarlo con le condizioni di vita del sud. Ma Brera non è nata 40 anni dopo Pietrarsa? Sbaglio o l'albero degli zoccoli, per chi lo avesse visto, e ambientato nel bergamasco alla fine dell'ottocento? Inutile dire e parlare ma in quel periodo storico c'era il consolidamento del potere capitalistico basato sul modello economico di stampo britannico anglicano impostato sulla crescita continua e costante del capitale a discapito di tutti e tutto, poggiato sui principi del cesarismo, sulle guerre e sul debito pubblico. Con la fine del Regno delle Due Sicilie non soltanto si toglieva di mezzo un concorrente mercantile di natura pacifica nel mediterraneo, soprattutto con l'imminente apertura del canale di Suez, ma si eliminava un modello economico che si basava sul pil ma anche sulla qualita della vita. Vorrei solo far notare che quel modello economico ancora oggi e quello vincente e ha procurato il colonialismo, due guerre mondiali, i campi di concentramento, pulizie etiniche, guerra in Corea, in Vietnam, Iran, Iraq e Afganistan e il grande modello di civilta dell'occidente si basa in primis sugli armamenti, prima azienda dei paesi anglosassoni, e sullo sfruttamento delle risorse che servono a sollazzare, squallor docet, la nostra opulenta ed annoiata societa occidentale. Con i se e con i ma non si fa la storia ma certamente l'Italia se fosse stata fatta copiando il modello prussiano tedesco, come aveva proposto Ferdinando II con la lega italiana che anche Giuseppe Verdi esalto con una sua opera, credo che oggi non saremo una subnazione senza una multinazionale come amava definire l'Italia il grande Nicola Zitara. Per il resto ci penseranno altri a dare risposte molto piu in gamba e preparate di me.

Claudio Saltarelli

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