lunedì 4 luglio 2011

Il sarchiapone del mese/ Gianni Minoli e Cavour, l'insigne statista che ci ha "donato" una Patria

Il Sarchiapone del mese di giugno va a Gianni Minoli!

CASERTA - Per assegnare il Sarchiapone del mese di giugno la scelta è stata più ardua e ragionata. A concorrere al premio che ogni mese assegniamo, sono stati fino all'ultimo la neo eletta Miss Padania Jessica Brugali, che aveva sparato ai piccioni allarmata dalla decisione degli organizzatori di aprire il nordico consesso di belle figliuole anche alle ragazze del Sud (ovviamente definite terrone), l'esimio Presidente della commissione nazionale cultura di Confindustria, Alessandro Laterza, che aveva detto basta col borboneggiare che viene dal Sud, il neo Sindaco di Napoli Luigi De Magistris, per gli scivoloni dei cinque giorni e per la foto col sacchetto di munnezza in mano scattata da Oliviero Toscani (ottimo per il Sindaco il consiglio di Pier Luigi Battista, editorialista del Corriere della Sera, di farsi un consigliere per le questioni di comunicazione in modo da evitare nuovi scivoloni!), e, in ultimo, il vincitore al fotofinish, Gianni Minoli. Non è colpa nostra, non ce l'abbiamo con i torinesi per partito preso, ma Gianni Minoli ha visto la luce proprio a Torino il 26 maggio 1945, ed è un notissimo giornalista e conduttore televisivo (figlio diletto di mamma Rai, ovviamente) che non fece molta fatica a mettersi in bella mostra. E non fu solo la professionalità a portarlo ai massimi della carriera ma anche la vicinanza al Circolo Craxi, l'entourage del leader socialista, che, negli anni della lottizzazione della penisola, gli valse la guida di Mixer, trasmissione di approfondimento giornalistico andata in onda su Rai 2. Sfuggito alla mannaia calata sui figliastri del leader socialista all'indomani di Tangentopoli ottenne, nel pieno della bufera, la direzione della rete che abbandonò nel 1994 per far spazio al nuovo che stava avanzando. Ricavatosi il suo spazio nel comparto cultura alla fine degli anni Novanta tornò in auge e collezionò successi televisivi, incarichi e premi prestigiosi. E' stato direttore di Rai 3, direttore dei canali Rai Storia e Rai Scuola, direttore di Rai Cultura e, in vista dei 150 anni, il Consiglio di Amministrazione della Tv di Stato lo ha scelto come coordinatore della struttura che si occupa del passaggio televisivo dei festeggiamenti. Ha scritto, voluto e lanciato sulle reti da lui dirette, oltre a Mixer anche Blitz e Quelli della notte (come autore), Elisir, La Grande Storia e Maastricht Italia (messi in palinsesto su Rai 3 all'epoca della direzione), due fiction meridionali, Un posto al Sole (Napoli) e Agrodolce (Sicilia), oltre alla trasmissione che tutt'ora scrive e conduce: La storia siamo noi che gli è valso il Premio Ilaria Alpi nel 2003, il Premio Regia Televisiva nel 2005 e il Premio Ischia come miglior giornalista. Programma che oggi gli vale il Sarchiapone del Mese, premio satirico che l'Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie gli assegna per la puntata andata in onda agli inizi di giugno dedicata alla memoria dell'illustre Camillo Benso Conte di Cavour


Una puntata nella quale si tesse un elogio stomachevole del personaggio, come annuncia già il breve scritto introduttivo della puntata disponibile su internet al sito della trasmissione: “Cavour, lo statista, l’uomo politico abile e spregiudicato che ci ha dato una Patria, il vero artefice dell’unità d’Italia. La sua storia umana e politica, una storia che si snoda attraverso le tappe fondamentali di un’Italia finalmente unita”. Azz, meno male che c’è Minoli che ci ricorda questi momenti fondamentali. E non solo lui. Il Sarchiapone va diviso, pari merito, con tutti quelli che sono intervenuti nel corso della trasmissione per contribuire al rivoltamento delle budella. Vediamo una parte di questi commenti introduttivi al racconto delle gesta di Cavour: 

“Cavour è stato un grande. A Cavour dobbiamo l’unificazione nazionale. A Cavour dobbiamo la libertà del Paese. A Cavour dobbiamo la creazione di uno stato moderno” - Carlo Ghisalberti, storico. 


“Cavour cambiando l’Italia, cambia completamente la mappa dell’Europa” - Lucy Riall, storica. 


“Grandissimo giocatore della politica” - (quasi in lacrime durante una vetta lirica sproporzionata e fuori luogo) Giorgio Dell’Arti, giornalista. 


“Il miglior liberale espresso dalla cultura politica liberale italiana dell’otto e del novecento complessivamente direi” - Alberto Mario Banti, storico 


Ultimo a proferir parola, lui, l’immancabile e inimitabile, Sarchiapone a vita ad honorem, il Cazzulliere mascarato, Aldo Cazzullo, giornalista del Corrierone nazionale che sancisce: “Cavour è lo statista che ci ha dato una Patria, e forse è l’uomo politico più intelligente che abbiamo mai avuto”. E se lo ha detto Cazzullo. Stiamo freschi! 

A rileggerci al prossimo Sarchiapone!


P.S. Ai suddetti signori mi permetto di consigliare di colmare le evidenti lacune in fatto di risorgimento. Giusto per non mancare in una risposta breve a Carlo Ghisalberti mi permetto di dire che le bombe di Vittorio Emanuele II su Genova e Palermo, quelle di Cialdini su Gaeta, quelle di Bava Beccaris su Milano non erano meno bombe di quelle lanciate da Ferdinando II contro i rivoluzionari (e fece pure bene!) a Palermo. Quindi, quale libertà ha portato Cavour? E dove? Ma veramente è convinto che l'Italia fosse nel 1861 un paese moderno? Io dubito che anche oggi, nel 2011, l'Italia sia un paese moderno. E poi, siamo sicuri che la modernità è sempre un bene? E siamo sicuri che la modernità di Cavour fosse un bene?

A Giorgio Dell'Arti chiederei: ma lo sa che il grandissimo e bellissimo gioco di Cavour è costato delle vite umane? Migliaia di vite umane. Mi ricorda Mussolini che voleva qualche migliaio di morti da mettere sul tavolo della pace! Per la serie, tutto pur di raggiungere lo scopo.

Ad Aldo Cazzullo consiglierei un buon medico ma visto che si parla di intelliggenza di Cavour mi basta citare la denuncia dell'onorevole Polsinelli, deputato liberale di Frosinone, nemico dei Borbone che lamentò la folle politica economica del governo Cavour che portò alla chiusura delle fabbriche tessili del Liri e al licenziamenti di migliaia di operai. Cavour, dall'alto della sua innata intelligenza, di fronte ai dubbi di Polsinelli rispose: "A me risulta che con la nuova politica del Governo i traffici al porto di Genova sono aumentati". L'intelligente politico proferì queste parole il 25 maggio 1861 alla Camera. Fu il suo ultimo giorno alla Camera di Torino. Morì il 6 giugno facendo felici gli operi della valle del Liri (e non solo). Morì troppo tardi, aggiungo io.

Roberto Della Rocca

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