lunedì 26 dicembre 2016

QUATTRO CAVALIERI COSTANTINIANI PARLANO DELLA SPEDIZIONE DEL CARDINALE RUFFO


SACRO MILITARE ORDINE COSTANTINIANO DI SAN GIORGIO



L’Associazione Identitaria “Alta Terra di Lavoro” ha editato la ristampa anastatica della “Storia della spedizione del Cardinale Ruffo”, opera di Domenico Petromasi, risalente al 1801. Un corposo ed assai circostanziato saggio introduttivo a firma dello storico Fernando Riccardi, ricostruisce, passo dopo passo e in maniera dettagliata, la straordinaria impresa che nel 1799 portò il porporato calabrese Fabrizio Ruffo a riconquistare il Regno di Napoli, invaso dai giacobini, con la sua “armata reale e cristiana”, composta in gran parte da volontari raccolti strada facendo sotto l’emblema della Santa Croce. Fu allora che nacque l’epopea dei sanfedisti, dei lazzari, degli insorgenti, dei “briganti”, di Michele Pezza, alias Fra’ Diavolo. Vicenda che è stata a lungo bistrattata da una vulgata storiografica troppo partigiana che si è divertita a sminuire il ruolo degli interpreti che hanno realizzato la mirabile impresa.
Tutto "costantiniano" il banco dei relatori che a San Lorenzello ne parleranno. 
Infatti i quattro confratelli sono: il cav. di merito Fernando Riccardi, curatore, il comm. di Grazia Eugenio Donadoni, direttore di Cronache Costantiniane, il comm. di merito Angelo Giovanni Marciano, ed il cav. di Grazia ecclesiastico Fra' Sergio Galdi.


SABATO 31 DICEMBRE IL II SABATO PRIVILEGIATO DEL 2016

testi ripresi da:
http://www.napolipost.com/gesu-vecchio-la-chiesa-del-sabato-privilegiato/

La Basilica del Gesù Vecchio, Don Placido Baccher ed il Sabato Privilegiato


il Venerabile Don Placido Baccher



Grande fu a Napoli, nel Settecento, il contributo di S. Alfonso de’ Liguori e, nella prima metà dell’Ottocento, quella del venerabile don Placido Baccher (Napoli 5 aprile 1781-10 ottobre 1851).
Quest’ultimo, durante la repubblica partenopea, ebbe esiliato il padre, fucilati due fratelli ed egli stesso, imprigionato in Castel Capuano in attesa di condanna, in giorno di sabato fu riconosciuto innocente e liberato. Egli il giorno precedente con fede viva aveva così pregato: «Domani è sabato; questo giorno non mi può arrecare sventura, perché è il giorno della Madonna, giorno della divina misericordia»
La sera, mentre egli si assopiva recitando il Rosario, gli apparve la Madonna, che gli disse: «Confida, figliuolo; domani sarai liberato da questo orrido carcere. Tu poi dovrai essere mio; e sarai chiamato in una delle principali chiese di Napoli a zelare le glorie del mio immacolato concepimento»
Grato al Signore e alla Vergine, Placido Baccher abbracciò la vita clericale e il 31 maggio 1806 fu ordinato sacerdote nella Basilica di Santa Restituta. Collaborando con D. Pignataro, rettore della chiesa di S. Tommaso d’Aquino, promosse intensamente una cosciente partecipazione ai sacramenti della Riconciliazione e dell’Eucaristia, l’adorazione frequente del Cristo eucaristico, la devozione all’Immacolata e un’intensa attività evangelizzatrice e caritativa.
Nominato ben presto rettore della chiesa del Santissimo Salvatore, detta del Gesù Vecchio, egli, dopo essersi consigliato col suo confessore, il barnabita Francesco Saverio Bianchi, poi canonizzato, accettò l’incarico e subito si mise all’opera per sistemare questa artistica chiesa che con la soppressione della Compagnia di Gesù era passata al Demanio e adibita a teatro, ad aula magna dell’Università e, per diversi anni, persino abbandonata. A sue spese don Placido riparò il tetto e la cupola, acquistò suppellettili ed arredi sacri, riportò all’antico splendore marmi e bronzi, e fece costruire un organo idoneo per rendere più solenni le funzioni liturgiche.



Malgrado tutto, don Placido soleva dire che la chiesa gli sembrava una casa senza padrona e una reggia senza regina. Fece perciò modellare dall’artista napoletano Nicola Ingaldi la Madonnina, come gli era apparsa durante la sua prigionia in Castel Capuano. La statua è di proporzioni ridotte, è parte in creta e parte in legno; le sue vesti sono di lino ingessato e inargentato; sul manto, sulla veste e sopravveste sono dipinti fiori, stelle e frange dorate. La Madonnina sorregge sul braccio sinistro il Bambino, mentre col piede schiaccia la testa del serpente.
Don Placido volle porre nelle mani della Madonna e del Bambino la corona del Rosario, e ai piedi della Vergine, sul globo, simbolo del mondo, un gruppo di teste di angeli; a destra e a sinistra due angeli recanti nelle mani un giglio e una stella; e ancora a destra uno specchio e a sinistra una rosa quasi a richiamare le litanie lauretane.
La Madonnina fu collocata su un trono composto di colonne e cornici di legno indorato e ghirlandato di lauro, con in alto, a rilievo, le persone della Santissima Trinità. Vi si accede con due rampe di scale in marmo, sulle quali si adagiano due angeli sostenenti candelabri di bronzo dorato.
A questo punto va menzionata una data storica di grande importanza per la devozione dell’Immacolata a Napoli. Leone XII, a chiusura dell’anno giubilare del 1825, concesse all’Archidiocesi partenopea di celebrarlo ancora per tutto il 1826. Don Placido promosse ed ottenne dal Capitolo Vaticano che la Madonnina fosse incoronata il 30 dicembre 1826 dal card. Luigi Ruffo di Scilla, arcivescovo di Napoli.
La celebrazione fu solennissima e vi presenziò S.M. il re Francesco I con la regina Maria Isabella. Incessante fu il pellegrinaggio dei fedeli e straordinaria la partecipazione ai Sacramenti. Allora don Placido scrisse al cardinale arcivescovo che la gran Signora gli aveva imposto di riferirgli queste sue parole: «Beati i sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la comunione nel sabato seguente alla mia incoronazione»
Da allora sino ad oggi nel cosiddetto Sabato privilegiato accorrono a venerare la Madonnina di don Placido innumerevoli pellegrini a confessarsi e a ricevere l’Eucaristia da Napoli e dalla Campania. All’altare maggiore si celebrano ininterrottamente sante Messe durante la notte e il giorno e vari sacerdoti e diaconi distribuiscono l’Eucaristia. 




La tradizione a venerare la Madonna Immacolata di Don Placido si rinnova, in via Giovanni Paladino, nel cuore della vecchia bella Napoli  nella Basilica Santuario del Gesù Vecchio, realizzata tra il 1500 ed il 1600, che poi data l'espansione dell'Ordine dei Gesuiti fu poi seguita dalla costruzione del Gesù Nuovo, anch'essa da visitare a breve distanza. La Basilica, con facciata barocca, unica navata con cappelle laterali, ed opere di Marco Pino, Caracciolo etc è poi in altro momento da visitare anche come Sito d'arte. Notevole anche il Presepe con statue a grandezza naturale dell'800, che, con banchi di esposizione di articoli vari in locali attigui, si trova nei locali d'uscita sul lato sinistro.

la facciata del "Gesù Vecchio"


Ma è la venerata scultura dell'Immacolata, modesta nei materiali ma piena di significati religiosi e mistici per tutti, con la sua corona d'oro e l'arco d'argento, che commuove e fa pensare. Tutti senza eccezioni hanno avvertito in quel luogo ed in quel momento una atmosfera diversa. e lo si è visto sul volto di tutti.Sabato 31 dicembre è il secondo Sabato Privilegiato di quest'anno 2016. Celebrazioni eucaristiche si  succederanno per l’intera giornata, una ogni ora, sin dalle prime ore del mattino.

una bella immagine dell'interno

Cosa significa e cosa rappresenta questa ricorrenza per i fedeli? Era il 30 dicembre del 1826 quando don Placido Baccher, sacerdote nel Gesù Vecchio dal 1806 al 1851, fortemente devoto alla Madonna per averlo liberato dal carcere e da una condanna a morte al tempo della rivoluzione napoletana del 1799, vide concretizzato un suo desiderio: far incoronare solennemente dal Cardinale Luigi Ruffo Scilla la statua dell’Immacolata, con una celebrazione solenne, che vide coinvolta tutta Napoli, in segno di profonda e viva devozione. Nel giorno seguente all’incoronazione, mentre don Placido si recava all’altare per celebrare Messa, l’Immacolata gli apparve e gli disse: ”Beati… particolarmente tutti quei sacerdoti che celebreranno al mio altare e beati i fedeli che vi faranno la Comunione nel sabato seguente la mia incoronazione”, il sabato dopo il 30 dicembre.
Per la sua vita esemplare, don Placido per Napoli ha sempre rappresentato una vera e propria istituzione; la Chiesa era frequentata da moltissimi aristocratici, popolani, borghesi, commercianti e spesso anche dalla corte, e le sue omelie erano come “vangeli” ed in molti lo consideravano quasi un santo. Si parlava sempre più frequentemente della sua Madonnina e delle grazie che riusciva ad ottenere dalla stessa. Vuoi per l’antica gratitudine, vuoi perché davvero meritorio, spesso S.M. il Re Ferdinando II si recava con la Regina e con la corte nella basilica del Gesù Vecchio in visita al reverendo: l’incontro avveniva nel centro della Basilica, il re e don Placido si inchinavano reciprocamente incerti se dovesse prevalere la maestà o la santità. I rapporti con la casa reale erano tali che non di rado don Placido rimproverava anche i reali. Persino il pontefice Pio IX il 9 settembre 1849 si recò al Gesù Vecchio per venerare personalmente questa immagine nonché per conoscere don Placido e verificarne la santità.
Da allora, sono trascorsi quasi due secoli, e la tradizione del “Sabato Privilegiato” continua ancor oggi; sembra che il tempo si sia fermato, tutti accorrono numerosi, anzi numerosissimi, oggi come ieri, dall’alba al tramonto. È una giornata che la città non trascura, nell’ antica tradizione napoletana, una grande festa liturgica e di popolo: appuntamento a cui “non si può mancare”. Nel Sabato Privilegiato una processione che dura un giorno intero, che coinvolge tutte le vie limitrofe alla Basilica.

l'altare Maggiore

Di generazione in generazione, un culto che viene tramandato e rispettato con fede e convinzione. Una folla di fedeli come un fiume in piena, e la Chiesa con le porte di entrata spalancate per facilitarne l’ingresso. Una volta nella Basilica, tutti in silenziosa, raccolta, lenta processione verso la scala che porta davanti alla Madonna, in un procedere che più che un dovere è un vero bisogno di ognuno. La si guarda, La si prega, si invocano grazie e intercessione, ma anche per ringraziare per una malattia guarita, per un figlio nato, un matrimonio realizzato, un lavoro trovato, una pace fatta, in un elenco infinito di “fatti”, in ciò che più che una prehiera diventa un vero e proprio colloquio personale e intimo con la Madonna. 


Tutta Napoli, in un sol giorno, nella Chiesa del Gesù Vecchio,con lo sguardo rivolto verso l’alto, sopra l’altare maggiore, dove è racchiusa la scultura dell’Immacolata, appartenuta a don Placido. Commossi e partecipi, nella Fede e nella speranza. Arrivederci al 31 dicembre 2016, giorno del prossimo Sabato Privilegiato. Ebbene sì, questo 2016 potrà contare incredibilmente di due Sabati Privilegiati, di “due primi sabati dopo il 30”, il primo fu agli inizi, sabato 4 gennaio, il secondo, come ricordato, sabato 31 gennaio.
O Maria Vergine Immacolata, ti salutiamo e ti invochiamo, con le parole dell’Angelo:Piena di Grazia, il nome più bello con il quale Dio stesso ti ha chiamata fin dall’eternità colmandoti di divino amore fin dal primo istante della tua esistenza predestinandoti ad essere Madre del Redentore e Madre nostra. Gran Signora, tu sei Maria, il tuo nome è per tutti noi pegno di sicura speranza e alla sorgente del tuo Cuore Immacolato veniamo fiduciosi ad attingere fede e consolazione, gioia e amore, sicurezza e pace. Tutta bella sei, o Regina che dicesti a don Placido: “Ho protetto e proteggero’ Napoli”, mostrati madre tenera e premurosa verso gli abitanti di questa tua città in modo speciale per le famiglie, i giovani, i malati, i poveri, donaci sempre Cristo Gesù, il crocifisso risorto unica speranza del mondo e accoglici tutti nel tuo cuore di Madre


altri post su Don Placido e su i Baccher:

ccxxxv anniversario della nascita del Venerabile Don Placido Baccher
la congiura dei Baccher


giovedì 22 dicembre 2016

SANTE FESTE 2016-2017



...A vuje è nato ogge a Bettalemme
D' 'o Munno l'aspettato Sarvatore.
Dint' 'e panni o trovarrite,
Nu putite - maje sgarrà,
Arravugliato,
E dinto a lo Presebbio curcato

"Quanno Nascette Ninno" S. Alfonso Maria de' Liguori - 1754




Con questa bell'immagine e con le parole di Sant'Alfonso, il nostro Presidente, comm. Giovanni Salemi e tutti noi dell'Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie, auguriamo a tutti Voi un sereno Natale ed un felice Anno Nuovo.


sabato 10 dicembre 2016

XV COMMEMORAZIONE DEL GEN. BORGES


L'8 dicembre del 1861, a Tagliacozzo, i piemontesi fucilavano il generale catalano José Borges, valoroso legittimista che aveva messo la sua sciabola al servizio di Sua Maestà Francesco II di Borbone, catturato, assieme ai suoi uomini, presso la cascina Mastroddi nel comune di Sante Marie. 

Finiva così tragicamente la valorosa avventura dell'ardimentoso cabecilla che si era ripromesso di restituire ai legittimi sovrani quel regno di cui si erano impadroniti “manu militari” gli usurpatori scesi dal nord. Un uomo valoroso e un valente soldato che si confermò tale, come del resto i suoi ufficiali, anche davanti al plotone di esecuzione. Da quindici anni a questa parte, grazie alla felice intuizione del comm. Giovanni Salemi, in quel di Sante Marie (oggi provincia di Aquila), Abruzzo Ulteriore Secondo, Distretto di Avezzano, Circondario di Tagliacozzo, si ricorda con una semplice ma toccante cerimonia quell'indomito generale venuto a morire per la causa borbonica.

Quest'anno si è celebrata la XV edizione della commemorazione grazie alla proficua sinergia che si è instaurata tra amministrazione comunale di Sante Marie, Pro Loco e Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie

Mercoledì 7 dicembre, nella sala consiliare del Comune, si è tenuto il convegno storico Il generale Borjes nell'ambito del legittimimsmo filoborbonico. Sono intervenuti Marco Rossi, Presidente del Consiglio comunale di Sante Marie, Giovanni Salemi, Presidente dell'Istituto di Ricerca Storica delle due Sicilie, Fernando Riccardi, giornalista e scrittore, Maria Ornella Cristalli, studiosa di storia patria e Luciano Troiano, giornalista e presidente dell'associazione “Fontevecchia”. Il convegno è stato impreziosito dalla lettura di alcuni brani ad opera di Maria Elena Farese. Infine c'è stata la presentazione del libro “Fiori di ginestra” di Maria Scerrato, che ha aperto una interessante finestra sul poco conosciuto mondo delle brigantesse del periodo postunitario. 


Il giorno successivo, 8 dicembre, festa dell'Immacolata Concezione, dopo la rituale visita al “Museo del Brigantaggio”, ci si è recati presso la cascina Mastroddi, in località Luppa, dove è collocato il cippo marmoreo che ricorda la morte di Borges. Qui, alla presenza del sindaco Lorenzo Berardinetti, di don Michelagelo Pellegrino, parroco di Sante Marie, che ha recitato una preghiera e poi benedetto il cippo, di una colorita rappresentanza dei “briganti di Cartore”, guidati da Giuseppe Ranucci, e di una nutrita schiera di partecipanti, il comm. Giovanni Salemi ha coordinato e diretto la cerimonia della deposizione della corona e poi dell'alzabandiera sulle note dell'inno di Paisiello, con il candido vessillo gigliato che veniva issato sul pennone. Dopo la breve ma toccante allocuzione sono stati ricordati ad alta voce tutti i valorosi combattenti, spagnoli e duosiciliani, che hanno perso la vita in quella occasione per mano dei vili piemontesi.


da sin. il sindaco di Sante Marie dr. Lorenzo Berardinetti, il comm. Giovanni Salemi, il cav. Pietro Valle, un brigante, l'ing. Roberto Gruber ed il comm. Arturo Cannavacciuolo.

Il saluto del sindaco Berardinetti, che ha dato appuntamento a tutti per il 2017, ha chiuso la cerimonia. Infine, a conclusione del programma, ci si è recati nella vicina Tagliacozzo dove il presidente dell'Associazione Identitaria “Alta Terra di Lavoro” ha deposto un omaggio floreale ai piedi del busto del generale Borges, alla presenza del sindaco di Tagliacozzo Vincenzo Giovagnorio.


da sin. il comm. Arturo Cannavacciuolo, il cav. Vincenzo Giovagnorio, Sindaco di Tagliacozzo, ed il comm. Giovanni Salemi posano vicino al busto del gen. catalano. donato dal comm. Cannavacciuolo.


Davvero una bellissima due giorni quella che si è consumata in terra di Abruzzo.


Una manifestazione semplice ma significativa, dove tutto è andato per il giusto verso. E se ciò si è verificato è soprattutto grazie all'impegno instancabile di Maria Ornella e Paolo Farese che molto si sono spesi nell'organizzazione dell'evento: senza di loro sarebbe stato impossibile ottenere questo straordinario risultato. Così come va rimarcata la squisita disponibilità di Lorenzo Berardinetti, sindaco di Sante Marie, che non ha fatto mancare, come già nelle precedenti edizioni, il suo appoggio e la sua vicinanza, e di Emanuele Ermili, presidente della Pro Loco, che ha dato anch'egli una grossa mano. Un'attestazione di merito poi per Pietro Valle, impeccabile soprattutto nella organizzazione delle cerimonia che si è tenuta nella cascina Mastroddi, dove tutto ha funzionato a puntino. Così come va evidenziato il prezioso contributo fornito dai “Briganti di Cartore” e da Giuseppe Ranucci, e da tutti i relatori che sono intervenuti al convegno storico. Per cui, prendendo in prestito le parole del sindaco Berardinetti, 

arrivederci a tutti al prossimo anno!!!

Il cielo