martedì 26 gennaio 2016

LA MOZIONE D’INCHIESTA PER LE PROVINCE NAPOLETANE DEL DUCA DI MADDALONI




Dall'amico Claudio Saltarelli riceviamo notizia di questa interessante iniziativa che vede protagonista anche il nostro Fernando Riccardi e che riguarda il Duca di Maddaloni.


Francesco Marzio Proto Carafa Pallavicino, duca di Maddaloni (Napoli, 1815 - Napoli, 1892), è stato un nobile Napoletano. Nel 1848 venne eletto come deputato di Casoria alla Camera Napoletana. 
Dopo un lungo esilio, si fece eleggere come deputato alla Camera del Regno d'Italia nel 1861. Il 20 novembre del 1861, Francesco Proto presentò una mozione che fu un violento atto di accusa contro la politica del Governo nei riguardi delle province napoletane dove si venne a creare una situazione che non si riusciva più a controllare. La mozione affermava che:
«Gli uomini di Stato del Piemonte e i partigiani loro hanno corrotto nel Regno di Napoli quanto vi rimaneva di morale. Hanno spoglio il popolo delle sue leggi, del suo pane, del suo onore... e lasciato cadere in discredito la giustizia... Hanno dato l'unità al paese, è vero, ma lo hanno reso servo, misero, cortigiano, vile. Contro questo stato di cose il paese ha reagito. Ma terribile ed inumana è stata la reazione di chi voleva far credere di avervi portato la libertà... Pensavano di poter vincere con il terrorismo l'insurrezione, ma con il terrorismo si crebbe l'insurrezione e la guerra civile spinge ad incrudelire e ad abbandonarsi a saccheggi e ad opere di vendetta. Si promise il perdono ai ribelli, agli sbandati, ai renitenti. Chi si presentò fu fucilato senza processo. I più feroci briganti non furono certo da meno di Pinelli e di Cialdini.»

Questo irritò il Governo e il deputato di Casoria venne, quindi, invitato a ritirare la sua mozione e, al suo rifiuto, la Presidenza della Camera non ne autorizzò la pubblicazione negli Atti parlamentari e ne vietò la discussione in aula. Dopo poco il deputato Francesco Proto si dimise dal Parlamento, tornando a Napoli dove morì nel 1892

Sabato 30 gennaio 2016 alle ore 17.00 nella trecentesca cornice del Palazzo Ducale di Atina si parlerà della “Mozione d’inchiesta per le Province Napoletane”  di Francesco Proto al Parlamento del 1861……….
Al  banco del primo Parlamento d’Italia il deputato napoletano Francesco Proto  presenta tra le polemiche la “Mozione”, chiedendo di avviare un’inchiesta parlamentare nelle province meridionali per discutere cosa fosse più opportuno «per tenere in pace od in fede queste contrade», ma ben documentando – sia pure con retorica erudita e ridondante – i nodi principali dell’Unificazione, descrivendo i caratteri di vera e propria guerra civile che aveva assunto nel Mezzogiorno con lo scioglimento dell’esercito, la repressione e il tracollo dei bilanci statali. La Mozione non viene messa nemmeno in discussione, Proto è costretto a ritirarla. Sarà però subito stampata in tutta Italia e persino tradotta, nell’arco di un anno, in Austria, Francia, Belgio e Inghilterra rivelando all’Europa tutta il vero volto dell’Unità italiana e il doloroso tramonto dell’antico e fiorente Regno napoletano. Rintracciata presso l’Archivio Storico della Camera la “Mozione” torna  in libreria in edizione critica con le note e il saggio introduttivo di Giuseppe Pesce («1861: l’inchiesta per il Sud negata») con Polidoro Editore. «Della Mozione non esisteva ancora una edizione critica – spiega Pesce in premessa – ma colmare questo vuoto non vuol dire aderire ad anacronistici sentimenti anti-unitari: si tratta piuttosto di sottrarre alle facili interpretazioni un documento importante inspiegabilmente escluso dalla Storia ufficiale».
Autore :
FRANCESCO PROTO (1821-1892) Meglio conosciuto col suo titolo di duca di Maddaloni,  è stato un vivace politico e letterato della Napoli di metà Ottocento («ricordato specialmente per i suoi mordaci Epigrammi a cura di Salvatore Di Giacomo»). «Controversa figura ancora tutta da riscoprire», aveva creduto nei moti liberali del 1848 subendo tutte le conseguenze della scelta. Per qualche anno era sfuggito al carcere girando esule per l’Europa e, tornato a Napoli, seppure graziato, era continuamente sospettato di cospirazione. Sostenitore dell’ipotesi federalista, sognava fin dal ‘48 una Lega italiana e confidava in Cavour e Vittorio Emanuele. Ma quando si accorse che il nuovo governo avrebbe cancellato ogni autonomia dei territori annessi fu il primo a denunciare gli abusi piemontesi.
Saggio introduttivo e note:
GIUSEPPE PESCE (Napoli, 1977), giornalista e autore, si occupa di ricerca storica e di critica letteraria, affrontando temi legati al Mezzogiorno. Documentarista per La Storia siamo noi (RAI), ha pubblicato diversi saggi, tra cui Napoli il Dolore e la Non-Storia (2010), Napoli e i suoi casali (2013) e Alfasud, una storia italiana (2014).
Ad  Atina sabato 30 gennaio 2016 ne parleranno Claudio Saltarelli  Presidente dell’Associazione Identitaria Alta terra di Lavoro e lo storico e  giornalista Fernando Riccardi.
Fernando Riccardi – Giornalista e scrittore, è stato direttore responsabile de “Il Corriere del Sud Lazio”, settimanale delle province di Frosinone e di Latina. Attualmente è direttore responsabile de “L’Alfiere”, pubblicazione napoletana tradizionalista che nel 2010 ha festeggiato il 50° anno di vita. E’ inoltre capo redattore de “L’Inchiesta” quotidiano dell’alta Terra di Lavoro e della Ciociaria (Frosinone), del quale cura anche le pagine culturali. Ha fatto parte del comitato di redazione del mensile “Storia del 900” e collabora assiduamente con “Storia in Rete”, il mensile di approfondimenti storici edito da Mondadori. E’ inoltre vice presidente dell’Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie. Nel 2003 e nel 2005 è stato insignito del Premio Giornalistico Internazionale “Inars Ciociaria” , nella sezione “giornalisti-scrittori”. E’ autore di diverse pubblicazioni di carattere storico. Da ricordare: “Caprile e la sua storia” (Cassino 1992), “Il brigante Papone” (Arte Stampa, Roccasecca 1995), “Roccasecca immagini e ricordi” con Pompeo Cataldi (Nuova Stampa di Caramitti & c. snc, Frosinone 1997), “I Boncompagni e Roccasecca” (Tipolitografia Malatesta, Cassino 2000), “Piccole storie di briganti” (Arte Stampa, Roccasecca 2003), “Roccasecca 1872: l’assassinio  del sindaco Paolozzi” (Tipografia Ugo Sambucci, Cassino 2004), “Il martirologio di Roccasecca” (Arte Stampa, Roccasecca 2004), “L’Uomo Buono di Colle San Magno” (Arte Stampa Editore, Roccasecca 2009), “La sanità pubblica raccontata dai parroci. Cronache dai libri dei morti di un villagio del basso Lazio” (Rubettino Industrie Grafiche ed Editoriali srl, Soveria Mannelli 2010), “Brigantaggio postunitario. Una storia tutta da scrivere” (Arte Stampa Editore, Roccasecca 2011), “Costanzo Pompei da Pico arciprete-brigante e carbonaro” (Arte Stampa Editore 2013). Sul fenomeno del brigantaggio postunitario tiene conferenze, convegni e seminari di studi in tutta Italia.

Autore: Francesco Proto
Titolo: La mozione di inchiesta per le Province Napoletane
Sottotitolo: al primo parlamento d’Italia
Saggio introduttivo e note a cura di Giuseppe Pesce
Descrizione: Volume in formato 8° (cm 21 x 13); 80 pagine.
Luogo, Editore, data: Napoli, Alessandro Polidoro, 2015
Collana: Saggi

venerdì 22 gennaio 2016

la P.ssa Beatrice a Bari, madrina del progetto "la Regina di Bari"



La Principessa, sorella di S.A.R. il  Principe Carlo, Duca di Castro, Capo della dinastia Borbone. incontrerà sindaco e assessori a Palazzo di Città.
In serata tappa al Circolo della vela per presentare il progetto «La Regina di Bari
».



BARI - La principessa Beatrice di Borbone delle Due Sicilie, dopo aver partecipato alla Celebrazione Eucaristica in occasione dei 300 anni dalla nascita del Re Carlo di Borbone, sarà oggi in visita a Bari su invito dei presidenti della commissione Cultura Giuseppe Cascella e della collega che presiede la commissione Parità di genere Alessandra Anaclerio.
la Principessa Beatrice nel Chiostro maiolicato di Santa Chiar qualche tempo fa, insieme con il nostro Presidente, comm. Giovanni Salemi

Il programma della visita

La principessa sarà madrina di un ciclo di incontri seguiti da cena di beneficenza rievocativi delle visite delle principesse reali a Bari. Alle ore 12.45 incontrerà il sindaco Antonio Decaro, l’assessore alle Culture Silvio Maselli, il consigliere Giuseppe Cascella e la consigliera Alessandra Anaclerio che la accoglieranno nella sua prima visita ufficiale a Bari nella quale sarà accompagnata dal professor Ugo Patroni Griffi di Faivano, delegato dell’Ordine Costantiniano. Su iniziativa della commissione consiliare Culture, la Principessa Beatrice di Borbone sarà madrina del progetto la Regina di Bari, che prevede tre incontri culturali a scopo di beneficenza che si terranno presso il Circolo della Vela. La presentazione del progetto avrà luogo in serata, alle ore 20.00, nel Salone del Circolo della Vela, dove storici e amministratori illustreranno le finalità dell’iniziativa.

Basilica di Sanata Chiara, Napoli: S.A.R. alla celebrazione per i 300 anni dalla nascita di Carlo di Borbone. Alla Sua destra il Marchese Pierluigi Sanfelice di Bagnoli, Delegato dell'Ordine Costantiniano per la Campania.

mercoledì 20 gennaio 2016

La reggia di Caserta e i 300 anni dalla nascita di Carlo III di Borbone


Nel giorno del III centenario della nascita del grande sovrano ed anniversario della posa della prima pietra della costruendo Reggia nonché festività di San Sebastiano, Patrono di Caserta, riprendiamo e riproponiamo il bell'articolo scritto da Gigi di Fiore che potete trovare al seguente link

(NB.: le immagini, di pubblico dominio, non sono presenti nell'articolo originale)
stemma di Carlo come Re di Napoli e di Sicilia

Sulla facciata principale della reggia di Caserta, è stata sistemata da qualche giorno un'enorme immagine di Carlo III di Borbone, il re che volle la costruzione di quel palazzo. La scritta che l'accompagna sintetizza la figura storica di un sovrano che costruì due regni oltre a città e palazzi.

la gigantografia che ricorda i 300 annni dalla nascita del Re Carlo di Borbone

Quella sintesi efficace è il riconoscimento alla giusta interpretazione storica sul fondatore della dinastia Borbone nell'Italia meridionale, proprio nell'anno dell'anniversario della nascita avvenuta il 20 gennaio di 300 anni fa a Madrid. Oggi, la ricorrenza sarà ricordata alla chiesa di Santa Chiara a Napoli, alla presenza della principessa Beatrice di Borbone.
Carlo, Duca di Parma, Piacenza e Castro
Carlos, figlio di Filippo V di Spagna e Elisabetta Farnese, era anche bisnipote di Luigi XIV re di Francia. Natali illustri per quel re, dunque, che ha segnato, nei suoi 25 anni di regno a Napoli e in Sicilia, la storia meridionale. Volle la reggia di Caserta, che doveva diventare la Versailles dei Borbone d'Italia. Poi la reggia di Capodimonte, l'Albergo dei poveri e soprattutto il miracolo, realizzato in appena sei mesi di lavori, del teatro San Carlo. Fu inaugurato il 4 novembre, onomastico del re, con tre opere di Metastasio. Fu un successo.
il più bel Teatro del mondo: il Real Teatrro di San Carlo

Un sovrano illuminato, che poteva contare su un primo ministro del valore di Bernardo Tanucci e tentò, poi stoppato, di limitare i poteri giurisdizionali dei baroni feudatari. 
veduta della Reggia nei disegni di Luigi Vanvitelli

Un sovramo che fece dell'Italia meridionale di nuovo un regno autonomo, come ricordò anni fa con una serie di manifestazioni celebrative l'allora sindaco Maurizio Valenzi, che si collegò alle istituzioni culturali di Parigi. Fu quello un riconoscimento importante sull'importanza storica di un personaggio su cui anche quest'anno si preparano ricordi, prendendo spunto dal trecentenario dalla nascita.
spaccato dell'interno della Reggia
Ne ha parlato, nel giorno della visita di Matteo Renzi alla reggia di Caserta, anche il direttore di quel monumento, Mauro Felicori, annunciando iniziative in ricordo di Carlo III. Fu re di Napoli e Sicilia(*) dal 1734 al 1759. Poi sovrano di Spagna fino al 1788. 
il Real Albergo dei Poveri in una stampa d'epoca

Speriamo che un ricordo storico, su una figura fondamentale nella storia di Napoli e del Sud non diventi, ancora una volta, occasione per le solite polemiche sull'importanza della Borbone e del loro Stato. Basta guardarsi attorno, dare uno sguardo ad alcuni palazzi e monumenti nelle strade visitate dai turisti a Napoli, per capire cosa volle fare della sua capitale quel sovrano. 



Lunedì 18 Gennaio 2016, 11:36  
© RIPRODUZIONE RISERVATA 

(*) Bravissimo Gigi a ricordarsi che fu incoronato Re di Sicilia (1735). La delegazione Siciliana del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio  lo scorso anno 2015  ha festeggiato il CCLXXX anniversario dell'incoranzione a Palermo come REX SICILIÆ. Fu anche Duca di Parma.

lunedì 18 gennaio 2016

Historia de las relaciones entre España e Italia


Riceviamo e volentieri pubblichiamo un nuovo post del nostro amico Giovanni Grimaldi (le parole in grassetto non sono presenti nel messaggio originale):


Gentili signori,
sperando di farvi cosa utile e gradita, vi riporto questo mio breve intervento.

Come già scritto ecco i retroscena al matrimonio di Carlo Tancredi e l'erede spagnola.


La Principessa delle Asturie, Maria de Las Mercedes ed il Principe Carlo Tancredi

Infatti riportiamo di nuovo lo studio di Fernando García Sanz, Historia de las relaciones entre España e Italia: imágenes, comercio y política exterior: 1890-1914, Editorial CSIC - CSIC Press, 1994, pagg. 226-228:
SAR il Principe Carlo Tancredi

"...la Reina había puesto dos condiciones para dar su asenso a la boda: que D. Carlos se nacionalizara español y que hiciese explícita renuncia (que sería mantenida en secreto) a cualquier eventual derecho proveniente de la condición de su familia; por último, la Reina accedió a la petición que le hacia Collobiano (por orden del ministro Venosta) en el sentido de que se tratase de impedir que D. Carlos luciese las condecoraciones y los títulos de los borbones del antiguo Reino de Nápoles"

(ovvero: " ... La Regina aveva fissato due condizioni per dare il suo assenso al matrimonio: che Don Carlos si sarebbe nazionalizzato spagnolo e che avrebbe fatto la rinuncia esplicita (che sarebbe stata tenuta segreta) a qualsiasi eventuale diritto proveniente dalla condizione della sua famiglia; per ultimo, la Regina accolse la richiesta che le fece Collobiano (per ordine del ministro Venosta), nel senso che si trattasse di impedire che Carlo usasse le decorazioni e i titoli dei Borbone dell'antico Regno di Napoli")

Anche SCARICABILE online (pagine 286-289)
http://biblioteca.ucm.es/tesis/19911996/H/0/AH0013101.pdf
(Dovete leggere assolutamente!)

Come dimostrano tali documenti ufficiali (spagnoli e reperiti da uno storico spagnolo!) 
comprendiamo in maniera inoppugnabile che le condizioni affinchè la Regina reggente permettesse tale matrimonio erano:

1) che Carlo doveva naturalizzarsi spagnolo
2) che Carlo facesse rinuncia esplicita (da tener segreta) a QUALUNQUE diritto proveniente dalla sua famiglia
3) che Carlo rinunciasse ad usare qualsiasi titolo e decorazione dei Borbone Due Sicilie.

In buona sostanza dunque la discendenza di Carlo Tancredi è esclusa dalla Real Casa delle Due Sicilie per una DUPLICE esclusione. 

La prima è motivata dalla rinuncia stessa fatta da Carlo Tancredi con il cd. "Atto di Cannes" e l'altra è una motivazione giuridica, data dalla mancanza del formale regio assenso scritto che autorizzasse il suo matrimonio come valido ai fini dinastici nella Real Casa delle Due Sicilie (e come sarebbe mai stato possibile se proprio Alfonso, conte di Caserta, aveva trattato ed accettato le condizioni imposte dalla Regina reggente di Spagna per far uscire Carlo Tancredi dalla sua Real Casa e rinunciare ad ogni suo diritto dinastico??).
Ma tali due motivazioni, che singolarmente sono insormontabili, portano insieme allo stesso risultato: la discendenza di Carlo Tancredi è esclusa dalla Real Casa delle Due Sicilie.

Potremmo inoltre evidenziare che la rinuncia di Carlo Tancredi non era sottoposta a nessuna condizione. 
La rinuncia era ed é SEMPRE valida, anche qualora Carlo Tancredi fosse divenuto principe delle Asturie.
Come prassi tale rinuncia fu sottoscritta per rispettare la Prammatica del 1759 (ovvero evitare qualsiasi ipotesi per la quale la sua discendenza avesse potuto riunire i due Troni: Spagna e Due Sicilie), ma fu soprattutto obbligatoria per Carlo Tancredi per potersi sposare, in quanto il suo MATRIMONIO era sottoposto a determinate condizioni. Condizioni senza le quali non avrebbe ottenuto il permesso della Regina reggente (come abbiamo visto) e condizioni che egli accettò proprio per potersi sposare. 
Per quanto riguarda poi la questione dell'assenso matrimoniale, come visto, i matrimoni di tale linea, proprio a cominciare da quello di Carlo Tancredi, vennero autorizzati, come previsto dalle Leggi Dinastiche della Real Casa, di Spagna sempre e solo dal Capo della R. Casa stessa della quale faceva parte il Principe. Ossia, in questo caso, dal Re di Spagna. 

Alfonso Maria (1901-1964), quindi, essendo figlio di Carlo Tancredi (che apparteneva ai Borbone-Spagna ) e di Maria de las Mercedes di Borbone-Spagna, nacque da matrimonio AUTORIZZATO dal Capo della R. Casa di Spagna, ovvero dal re di Spagna, MA NON dal Capo della R. Casa delle Due Sicilie. E pertanto lui e la sua discendenza appartennero alla R. Casa di Spagna e non già a quella delle Due Sicilie.

Qualcuno se la sente di contestare tutto questo?

Giovanni Grimaldi





domenica 17 gennaio 2016

NAPOLI RETRÒ ADOTTA LA FONTANA DEL SEBETO








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NAPOLI RETRO’ ADOTTA LA FONTANA DEL SEBETO

Napoli Retrò, la pagina di Facebook che con gli attuali 43.000 iscritti, è il più numeroso gruppo dedicato alla storia della capitale partenopea, organizza, sotto il patrocinio di “ART BONUS Chiamata alle Arti” una raccolta fondi per finanziare il restauro della storica fontana napoletana del Sebeto, oggi posta al Largo Sermoneta, limite occidentale di via Caracciolo. Il costo di restauro della splendida fontana seicentesca è stato valutato dal Comune di Napoli e dalla Soprintendenza in 90.000 €, una cifra in fondo non altissima, considerando la grande platea di appassionati che ogni giorni contribuiscono postando immagini e foto di Napoli e lasciando commenti che innescano forum e discussioni mai banali. Anche i lettori di Napoliflah24, non ancora iscritti a Napoli Retrò possono contribuire al raggiungimento dell’obiettivo.


Il versamento, può essere effettuata mediante un bonifico bancario utilizzando i seguenti dati:
Beneficiario: Comune di Napoli – Tesoreria comunale
IBAN: IT94S0101003593100000460026. Per i bonifici internazionali indicare il BIC: IBSPITNA
Causale: “Art Bonus Erog. Lib. Com. Na. Fontana del Sebeto Napoli Retrò”
Per informazioni riguardo ART BONUS si può andare sul sito: http://artbonus.gov.it/fontana-del-sebeto.html
Un modo per uscire dal virtuale e rendere, in modo tangibile, omaggio ad una città tanto amata, troppo spesso poco valorizzata.
Gerry Sarnelli

Per saperne di più

La Fontana del Sebeto: la storia e il significato mitologico

La Fontana del Sebeto: la storia e il significato mitologico

Scritto da: Beatrice Morra  14 marzo 2015




La Fontana del Sebeto è forse una delle più famose e architettoniche fontane di Napoli. Quanti di voi, infatti, passando distrattamente presso Largo Sermoneta, alla fine del Lungomare in via Caracciolo, sono rimasti affascinati davanti quest’opera monumentale?
Certo l’abitudine al costante contatto con l’arte, inaspettata al voltare di ogni angolo, ha forse portato i napoletani a non soffermarsi sulle piccole grandi meraviglie che li circondano. Non è difficile, tuttavia, ovviare a questo paradosso: basta solo un piccolo sforzo e una maggiore consapevolezza.
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La Fontana del Sebeto: la storia

La Fontana del Sebeto fu commissionata a Cosimo Fanzago, che la realizzò con l’aiuto del figlio Carlo, dal viceré spagnolo Emanuele Zuniga y Fonseca. Era il 1635.
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Un autoritratto di Cosimo Fanzago
La fontana rappresenta una divinità fluviale, il fiume Sebeto. Questo era il fiume che bagnava l’antica e storica città di Neapolis, nascendo dalle sorgenti della Bolla, alle falde del Monte Somma. Di qui, il fiume Bolla proseguiva attraverso gli attuali comuni di CasalnuovoCasoria e Volla, costantemente arricchito di acque piovane.
Prima di sfociare nel golfo di Napoli, alla fine del suo percorso, il Sebeto si biforcava in due rami: uno di essi finiva presso l’altura della collina di Pizzofalcone,  e l’altro invece sfociava in mare in una zona orientale, verso l’attuale Ponte della Maddalena.
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Golfo di Napoli
L’antico nome greco del fiume, tramandatoci sul verso di alcune monete risalenti al V o al IV secolo a.C., era Sepeithos, traducibile con “andare con impeto“.
Sul finire del Medioevo, tuttavia, lo sviluppo urbanistico della città già soffocava e ridimensionava l’irruente corso del fiume. Quando quindi Fanzago si accinse a progettare la fontana, l’antico e forte Sebeto era ormai divenuto leggenda, scomparso e dimenticato probabilmente a causa della nuova pianta che aveva assunto la città di Napoli.

La struttura della Fontana del Sebeto

La struttura della fontana del Sebeto poggia su uno zoccolo di piperno portante e su un basamento in marmo. Il corpo centrale presenta un arco a tutto sesto sorretto da colonne di colore chiaro. Poggiati a queste colonne vi sono due tritoni con in schiena degli otri: era proprio da questi che l’acqua sgorgava tuffandosi nelle vaschette sottostanti a forma di conchiglia.
Proprio sotto l’arco, naturalmente centrale nella struttura della fontana, è posta la statua del Sebeto, dall’aspetto imponente la divinità è appoggiata ad una delle due colonne dell’arco. Mentre ai lati della fontana vi sono due obelischi, in alto sono invece posti gli stemmi del re, della città e del viceré.

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Come riporta Tommaso de Santis, nell’opera Storia del tumulto di Napoli, nelle acque del fiume Sebeto fu addirittura immerso il cadavere di Masaniello:
“Quivi lo rizzarono, e lavato che l’ebbero al Sebeto, lo portarono a Port’Alba”.
Il ricordo di un fiume ormai scomparso, che un tempo era parte integrante della nostra città, rimane in vita attraverso questa meravigliosa opera.
Per questo, la prossima volta che passerete distrattamente a Largo Sermoneta, concedetevi il lusso di indugiare con lo sguardo su un incantevole pezzo di Storia.
Nella storia della città quindi le fontane hanno avuto un ruolo di grande importanza non soltanto architettonica e decorativa ma anche culturale. Sono considerate ancora oggi come un simbolo di celebrazione del potere, della grandezza e della magnificenza dei sovrani che nel corso degli anni si succedevano, uno dopo l’altro, sul trono di Napoli e che ognuno di loro promosse a beneficio delle zone più belle della città, la costruzione di elementi architettonici, come appunto la Fontana del Sebeto, e la creazione di monumenti  anche a scopo decorativo.
Molte fontane non esistono più, o almeno sono andate perdute le testimonianze e le  documentazioni storiche. Restano, dunque, nell’immaginario collettivo della tradizione secolare del popolo napoletano continuando a rappresentare oggi oggetto di venerazione, ricordo e leggende. In particolar modo le fontane e gli elementi architettonici che raffigurano una divinità o una figura  semi umana nascondono dietro la storia e l’arte l’elemento mitologico, rientrando a far parte di quel genere leggendario e folklorico che la gente del posto ancora oggi ama ricordare e tramandare di generazione in generazione
Beatrice Morra 

sabato 16 gennaio 2016

19 Gennaio 1925 - 19 Gennaio 2016 XCI Anniversario della morte della Regina


Sua Maestà  Maria Sofia di Borbone Withelsbach
Regina del Regno delle Due Sicilie

                                                  
 19 gennaio 1925         -          19 gennaio 2016     


91 anni dalla morte della Regina Maria  Sofia
Ultima Regina Regnante
Del Regno delle Due Sicilie
                                                     

Con grande coraggio e dignità regale
tenne alta la Bandiera delle Due Sicilie
fino alla morte
           
  
Un pensiero memore e una dichiarazione di fedeltà 
                                                           
                                                                                      
                                                                           Giovanni Salemi
Presidente Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie




«Femme hèroique qui, reine soldat,
avait fait elle meme son coup de feu
 sur les remparts de Gaete.»

Marcel Proust ne  'La prisonnière'


Il prossimo 19 gennaio ricorreranno 91 anni dalla salita al Cielo della Regina del Regno delle Due Sicilie, Maria Sofia di Baviera, vera animatrice dell'assedio di Gaeta, salvatrice dell'Onore del regno e dell'esercito delle Due Sicilie: non passò giorno che non trascorse ad aiutare i suoi soldati sotto le cannonate, a curare le loro ferite, a condividere i loro stenti e le loro paure, ad incoraggiarli, a nutrirli, a soccorrerli, così come dava forza al marito nei momenti più difficili.

Le LL.MM. Francesco e Maria Sofia

La coppia Reale a Gaeta diede degnissimo spettacolo di sé, uno spettacolo fatto di amore, abnegazione, devozione, onore e dignità, senso del dovere e della Patria, ma anche di serenità e di affetto per i propri sudditi e per i propri soldati.

Il cielo