lunedì 25 marzo 2013

Successo per la presentazione, a Nocera Inferiore, del libro "Difesa dei soldati Napoletani"


Nocera Inferiore - Si è tenuto lo scorso 20 Marzo presso la Biblioteca Comunale di Nocera Inferiore la presentazione del libro di Carlo Corsi dal titolo “Difesa dei soldati Napoletani”.
Nonostante la giornata piovosa ed infrasettimanale c’è stata un’ottima affluenza di pubblico, in particolare di numerosi giovani provenienti non solo dai comuni vicini ma da ogni parte della provincia sia di Salerno che di Napoli.
I lavori sono stati aperti dall’ Assessore alle politiche sociali del comune nocerino, dott. Ilario Capaldo, il quale oltre ai saluti da parte dell’istituzione ha manifestato la sua disponibilità per futuri eventi.
Il relatore Comm. Salemi, che ha curato anche la prefazione al libro, ha subito dato illustrazione dell’opera ed in maniera dotta e precisa ha tenuto a sottolineare l’attaccamento e la valorosità dell’esercito dell’ex Regno delle Due Sicilie oltre a dare spiegazione dettagliata della difesa del Regno messa in atto sul campo di battaglia.
L’editore dott. D’Amico, invece, si è soffermato sull’importanza della città di Nocera dal punto di vista strategico-militare ed ha fornito numerose notizie in merito alla monumentale caserma vanvitelliana “Marselli”.
Il giovane moderatore Giuseppe Colamonaco, con la storica televisione locale RTA, ha animato e ripreso il convegno che a breve sarà reso fruibile anche sui media.
La serata si è conclusa mettendo in evidenza il dato che la memoria storica riguardante i nostri avi è stata da sempre vilipesa e fatta oggetto di luoghi comuni, in questo caso particolare vittima ne è stato l’esercito appellato come “esercito di Franceschiello” e diventato sinonimo di inettitudine di un insieme di persone.
Questa maniera infame e sistematica di screditamento di un periodo storico glorioso, il marchiare di ignominia uomini che non si sono prestati facilmente al tradimento tanto da morire nei Lager di Fenestrelle o nei campi di concentramento di S. Maurizio, è stato sempre lo “sport” preferito da scrittori prezzolati e asserviti alla governativa pagnotta, ora però è arrivata l’ora che la verità trionfi.


lunedì 18 marzo 2013

XLIII INCONTRO TRADIZIONALISTA DI CIVITELLA DEL TRONTO 6 – 7 APRILE 2013



Con l’Incontro di quest’anno, la Comunione Tradizionalista che si incontra a Civitella del Tronto entra nel 43° anno di vita. 
La crisi morale prima che politica serpeggia per il vecchio continente e da più parti si cercano soluzioni prive di prospettiva. Il naufragio collettivo della società contemporanea è un problema che milioni di europei cominciano a porsi in modo sempre più serio. Si constata sempre più l’incoerenza del linguaggio politico e da più parti si denuncia la rovina spirituale del popolo europeo per effetto di una certa politica. Non a caso si parla sempre più di recupero della Tradizione. La Tradizione diventa l’ancora di salvataggio, il vecchio bastone su cui poggiare le gambe tremanti della Società che si è persa nel cammino della storia.
Il ritorno al diritto naturale cristiano è l’alternativa che il Tradizionalismo offre alla Società postmoderna in preda all’impazzimento generato dall’egoismo individualista.
L’antica società cristiana fu attaccata dallo spirito rivoluzionario che distrusse i Corpi Intermedi per raggiungere l’obiettivo di istituire una società umana livellata dall’egualitarismo. Così furono minate le fondamenta della città cristiana. Così furono condizionate dal nuovo che avanzava in nome dei principii liberali le istituzioni fondamentali che reggevano l’intera Società. Il matrimonio fu trasformato in un contratto precario; l’individualismo prevalse sulla famiglia; l’idea di comunità politica fu distrutta dalla opposta concezione individualista caratterizzata dall’esaltazione della libertà personale e dall’invenzione dell’idea di ”nazione”.
A Civitella del Tronto ripartiamo dalla Memoria per raggiungere la chiarezza intellettuale che occorre per restaurare la Sovranità Sociale e la Sovranità Politica al fine di dare un futuro alle nuove generazioni.
L’incontro sarà aperto, sabato 6 aprile, alle ore 16,30, presso l’hotel Zunica, con l’abituale convegno di studi, sotto la presidenza del prof. Paolo Caucci von Saucken, fondatore degli Incontri. Il tema di quest’anno è: 

NE’ GLOBALISMO, NE’ LOCALISMO: TRADIZIONE

Al termine del Convegno di Studi, l’Incontro proseguirà con la cena conviviale  che si terrà presso l’Hotel Zunica.

Domenica 7 aprile, dopo la deposizione della Corona sul monumento a Matteo Wade, eroe della resistenza antirivoluzionaria, sarà celebrata la Santa Messa in memoria dei Martiri della Tradizione e verranno commemorati i Soldati Napolitani.

Il convegno di studi si svolgerà presso l’Hotel Zunica. 


Per il Comitato promotore degli Incontri Tradizionalisti di Civitella del Tronto
Cavaliere Ufficiale dell’Ordine della Legittimità Proscritta
dott. Francesco Maurizio Di Giovine


Sistemazione alberghiera

A Civitella del Tronto:

Hotel Zunica, Tel. 0861/91319 – fax 0861/918150
Camera singola: €. 55; doppia €. 70; tripla €. 90; quadrupla €. 100

Hotel Fortezza, Tel. 0861/91321 – fax 0861/918221
Camera singola: €. 37; doppia €. 48; tripla €. 65; quadrupla €. 70

B & B La collina degli Ulivi
Situato ad un chilometro da Civitella del Tronto
Per le prenotazioni telefonare al n. 328 1785058 e chiedere di Ermanno

A Ponzano (frazione a 3,5 km. da Civitella)

Hotel Ermocolle, Tel. 0861/91120 –   fax stesso numero
Prezzo da concordare alla prenotazione

A Sant’Egidio alla Vibrata (paese a 5 km. da Civitella)

Hotel Concorde, Tel. 0861/842406 –   fax stesso numero
Prezzo da concordare alla prenotazione

Hotel Scacco Rosso, Tel. 0861/843139   
Prezzo da concordare alla prenotazione

Ad Ancarano (paese a 4 km. da Civitella)

Parkhotel, Tel. 0861/87
Prezzo da concordare alla prenotazione




Per la cena di sabato €. 25   -   Per il pranzo di domenica €. 30 





venerdì 15 marzo 2013

Presentazione del libro "Difesa dei Soldati Napoletani" di Carlo Corsi



La presentazione si terrà mercoledì 20 marzo, a Nocera Inferiore nella sala lettura della biblioteca comunale, sita in corso V. Emanuele n. 52, alle ore 19:00.

- I saluti dell'assessore alle politiche sociali-formazione della città di Nocera, Ing. Ilario Capaldo.

La caserma Marselli nel periodo borbonico e nei primi anni dell'unificazione
a cura di Vincenzo D'Amico, editore.

Carlo Corsi e la difesa militare del Regno delle Due Sicilie
a cura del comm. Giovanni Salemi, presidente dell'Ass. Culturale de Mollot e dell'Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie.


Modera Giuseppe Colamonaco, giornalista di RTA




Nell’immaginario collettivo degli italiani accanto all’armata Brancaleone esiste l’esercito di Francischiello. Non a caso composto da “beduini africani” o “terroni”, in tale esercito non esiste alcuna discipilina, vige solo la regola aurea “del facite ammuina” e dello scappare il più veloce e lontano possibile, “con o senza lu pilu”, perché tanto “comm ‘e viest, viest, fujien semp!”
“Questi maledetti beduini sono una razza femmina abituati ad essere comandati e da quando ci sono loro, l’esercito sabaudo non ha mai vinto una guerra.” Queste più o meno erano la teorie degli scienziati lombrosiani. Peccato però che il duce della vittoria sia stato il napoletano Armando Diaz.
In poche battute ho citato alcune delle più infamanti menzogne italiane sull’esercito napoletano. Perché tanto livore da parte italiana verso un esercito che pure era composto da “italiani”, esclusi i corpi svizzeri e bavaresi, la risposta ce la fornisce Mariano d’Ayala, «la Patria può aversi un lustro ed una gloria dai suoi figliuoli chiari in ogni maniera di scienze, lettere ed arti, di che non abbiamo giammai acuto difetto, ma quello che è veramente onore non può derivare che dall’ordine militare dei cittadini, per lo che disprezzando l’esercito si disprezza la nazione a cui esso appartiene».
Quindi era necessario ed è necessario beffeggiare, occultare e travisare le vicende relative ai fatti d’armi del 1860-61 per avvalorare il perdurante stato di sottomissione economico, politico e culturale delle province dell’ex Regno.
Ma qualcuno potrebbe obiettare che in ogni caso il Real Esercito fu sconfitto in pochi mesi da un pugno di volontari mali armati e peggio equipaggiati!
A questa domanda risponde il libro di Carlo Corsi, Difesa dei soldati napoletani, riedito dopo 108 anni dalla Ripostes. Carlo Corsi era un capitano dell’esercito borbonico, promosso maggiore durante gli eventi bellici, che combatté con indomito coraggio durante e dopo il nefasto 1860, prima con la spada, poi con la penna. Autore di altri testi storici e traduttore dal francese di alcuni libri come Lettere napoletane di Calà Ulloa e della biografia di Francesco II a cura di Angelo Insogna, oltre che redattore del più diffuso quotidiano legittimista La Discussione, e prima ancora fondatore del quotidiano Il Contemporaneo di Napoli.
Il Corsi mette in luce le tremende colpe del ministro della guerra del governo costituzionale Pianell, “il temporeggiatore”, ma se Fabio Massimo temporeggiando salvò lo Stato, il Pianell “temporeggiando”, ovvero impedendo a Re Francesco di affrontate le masse scomposte di Garibaldi in Calabria prima e nella piana del Sele poi, favorì la catastrofe. Nel testo viene riportata anche la lettera di Pianell a Cavour, che può considerarsi la “pistola fumante”!
Interessante anche il parallelo tra la duplice invasione francese del 1799 e del 1806 e l’invasione sarda del 1860. I transalpini combatterono lealmente e vinsero con onore, i subalpini si affidarono invece a un turpe mercimonio a cui furono invitati dagli avanzi di forca del 1848 e da troppii generali che avrebbero meritato il nodo alla gola senza alcuna esitazione. D’altra parte per molto meno Ramorino fu fucilato nel 1849, ma questa è un’altra storia!
I Soldati Napoletani sono stati sconfitti, a causa del tradimento dei loro superiori, ma non vinti, per cui a distanza di anni l’indomito Corsi poté rivendicare con orgoglio la sua fedeltà al Re. Mentre il Pianell visse sempre inseguito dal disprezzo dei suoi ex commilitoni, dal sospetto dei suoi nuovi compagni d’arme e dai rimorsi, malgrado il “perdono” di Francesco II.
Il testo è preceduto dalla prefazione del comm. Giovanni Salemi, instancabile militante revisionista, animatore del convegno di Capua e presidente dell'Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie. Inoltre è arricchito da due poesie di Antimo Ceparano, e da un vasto apparato iconografico che comprende anche i certificati di morte di due soldati della Real Armata di Terra deceduti nella fortezza di Finestrelle...

fonte: http://www.meridionalismo.it




lunedì 11 marzo 2013

Il Sud si è inchinato agli eroi di Messina



MESSINA - Il Sud si è inchinato agli eroi di Messina e al grande Ferdinando II di Borbone. Lo ha fatto in occasione delle cerimonie per il 152esimo anniversario della caduta della Real Cittadella di Messina. Una manifestazione voluta fortemente dal comitato organizzatore coordinato da Franz Riccobono e Marco Grassi, e che raccoglie ben 16 associazioni culturali e storiche meridionaliste dell’isola e del continente. Una manifestazione ricca di significato che ha consentito ai presenti di omaggiare, innanzitutto, la figura del grande Sovrano delle Due Sicilie, Ferdinando II di Borbone il quale, durante i suoi trent’anni di regno, ha dimostrato di essere un vero siciliano (nacque nel 1810 a Palermo) e di amare particolarmente Messina concedendo alla città  numerosi provvedimenti legislativi come quelli che stabilirono il porto franco e la riapertura dell’università di Messina. Una storia gloriosa ricordata, ai piedi della statua del Re, da Franz Riccobono che ha accolto i tanti amici giunti sul posto. Una statua in ferro imponente per dimensioni e fattezze che ben si confà alla rappresentazione della gloria regia. Le celebrazioni sono poi continuate con il convegno storico che ha visto alternarsi sul palco il Past President dell’Associazione Ex Allievi Nunziatella, Giuseppe Catenacci, la Professoressa Mariolina Spadaro, il Presidente dell’Istituto di Ricerca Storica delle Due Sicilie, Giovanni Salemi, il Vice delegato per la Sicilia del Sacro Militare Ordine Costantiniano di San Giorgio, Antonio Di Janni, e il Presidente del Parlamento Due Sicilie, Vincenzo Gulì. Il momento più importante è quello che si è vissuto domenica mattina alla Real Fortezza di Messina dove, grazie ai pochi resti, si è potuto ricostruire lo scenario dello scontro decisivo tra l’esercito delle Due Sicilie, guidato in città dal Generale Gennaro Fergola, e quelle sardo piemontesi che avevano invaso il regno dopo l’aggressione garibaldesca. Una ricostruzione rovinata dallo stato di degrado in cui le istituzioni repubblicane hanno fatto precipitare il sito che, nel corso degli ultimi 60 anni, si è trasformato da luogo della memoria a centro industriale, oggi chiuso e in decadenza struttrale, e addirittura sequestrato dalla magistratura a seguito del fallimento del processo di industrializzazione imposto al Sud. Così la Real Cittadella di Messina, di cui molti messinesi ignorano l’esistenza, diventa una ferita a cielo aperto per la storia della città e di tutto il Sud. Ma la mattinata, benedetta da un caldo sole, non può che servire a ricordare quella battaglia di 152 anni fa. Una battaglia cruenta combattuta da due eserciti diversi, uno intenzionato a salvare l’onore messo in gioco dalla slealtà di troppi politici e generali, l’altro intenzionato a dare il colpo di grazia ad un esercito sconfitto e pronto ad usare ogni tipo di arma e violenza per ottenere una capitolazione senza condizioni. Una lotta che si concluse il 13 marzo 1861 con la sconfitta di un esercito e non di un popolo che, a distanza di 152 anni, è voluto accorrere numeroso per ribadire proprio questo.



















































il dr. Catenacci ed il comm. Salemi davanti alla corona per i Caduti della Cittadella















Il cielo